La sinistra e i sindacati scenderanno in piazza sabato per combattere il rincaro dei premi: «Curarsi è un diritto per tutti».
BELLINZONA - I costi della sanità ormai fuori controllo e l’ennesimo aumento (gargantuesco) dei premi delle casse malati (soprattutto in Ticino) rischiano di mettere (ulteriormente) in ginocchio buona parte della popolazione. Tra rincari delle bollette della luce, del gas e altre fatture da saldare, infatti, il borsellino dei ticinesi è sempre più vuoto.
Per questo, come sostenuto dal Direttore del DSS Raffaele De Rosa dopo l'annuncio del rincaro, è giunto il momento di «una riforma totale» per un sistema sanitario «ormai al limite». Un reset sostenuto a gran voce anche dalle forze politiche di sinistra (MPS, PS, Verdi, GISO e ForumAlternativo) e dai sindacati (UNIA, USS, SEV, VPOD e Syindicom) che sabato 7 ottobre scenderanno in piazza per manifestare contro i rincari e per proporre un'alternativa all'attuale sistema di assicurazione. Una cassa malati unica a livello federale e con i premi in base al reddito. Di questo si è discusso oggi - giovedì 5 ottobre - alla Casa del Popolo di Bellinzona, dove gli organizzatori hanno illustrato i contenuti della manifestazione. «La cassa malati unica nazionale e in base al reddito è l'unica soluzione possibile», ha esordito Matteo Pronzini dell'Mps, invitando tutti i ticinesi a scendere in piazza tra due giorni.
Cambio di paradigma
«La pressione sulle casse malati deve essere permanente», gli fa eco il suo compagno di partito Giuseppe "Pino" Sergi. «Solo così sarà possibile cambiare il sistema in maniera radicale». Per Sergi, infatti, il tempo dei "cerotti" è finito. «Il sistema è arrivato al suo limite e non è più "rattoppabile". Lo ha ricordato anche De Rosa».
Ma è soprattutto «la logica» del sistema che secondo Sergi va cambiata. «Le casse malati devono tornare a essere un'assicurazione sociale. Per questo, come Mps, siamo scettici sulle recenti campagne per il contenimento dei costi in cui l'unica strategia è quella di cambiare cassa. Ma non è così che si riducono i premi. Non è la concorrenza che fa abbassare i prezzi». - Sergi non condivide nemmeno l'idea del risparmio. «Nella sanità - tuona - bisogna investire. E il fatto che la popolazione sia sempre più anziana diventa un problema politico. Bisogna spendere più soldi nella sanità, non meno. Contenere i costi non è la soluzione».
«Premi in base al reddito»
La manifestazione di sabato è sostenuta anche dal PS. «Come Partito socialista non abbiamo esitato un secondo ad aderire», precisa il co-presidente Fabrizio Sirica, andando oltre agli steccati politici e invitando tutti i cittadini a scendere in piazza. «Quello che dobbiamo fare è identificare l'elefante nella stanza che, in questo caso, è rappresentato dal fatto che i premi debbano essere calcolati in base al reddito. Non è possibile che un manager che incassa milioni di franchi all'anno paghi come un operaio che prende 4'000 franchi al mese. Chiediamo quindi premi proporzionali che non superino il 10% del reddito e una cassa malati unica».
Sirica, inoltre, contesta la narrazione che va a colpevolizzare il cittadino poiché usa troppo la cassa malati. «È molto pericolosa a livello sanitario», sottolinea il co-presidente socialista, portando come esempio quelle persone che ritardano gli esami che potrebbero prevenire un tumore.
«Un bene comune»
Una tesi, questa, sostenuta anche da Pietro Majno (Verdi e FA) che lavora come medico in ospedale. «Molti pazienti non usano la cassa malati perché hanno la franchigia troppo alta. E poi arrivano in ritardo nei controlli», sottolinea Majno, ricordando il fatto che i premi coprano solamente il 60% dei costi della salute. «Siamo il Paese che spende di più di tasca propria per la salute». Per Majno questo sistema è «viziato» e va totalmente rifondato. «È un sistema che spinge sulle prestazioni. Più operiamo, più vendiamo medicine e più guadagniamo», attacca il medico. «E questo è inverosimile. È come se i poliziotti venissero pagati per il numero di multe o degli arresti». Il rappresentante di Verdi e FA critica poi il libero mercato: «Non fa l'interesse della gente e quando amministra un bene comune lo sgretola. Per questo il sistema va smontato e rimontato in maniera totalmente diversa. La logica liberale-finanziaria nella gestione di un bene comune è il vero nemico».
«La sanità è un diritto, non un privilegio»
A Bellinzona, sabato, ci saranno naturalmente anche i sindacati. «Finalmente siamo arrivati primi», esordisce ironicamente Chiara Landi di Unia, riferendosi ovviamente all'aumento dei premi da record registrato in Ticino che fa ulteriormente crescere la povertà nel nostro cantone. Tanto che per quasi la metà dei ticinesi, curarsi è diventato un lusso. «La sanità è diventata un privilegio per i ricchi e questo è sconcertante», sottolinea la sindacalista puntando il dito contro chi sostiene l'equazione che per ridurre i costi bisogna ridurre le prestazioni. «In questo modo si accusa chi si cura. Si accusa chi va dal medico. Ma la salute è un diritto. E non è così che si fa prevenzione».