Oggi il terzo e quarto infortunio letale dell'anno. L'invito dell'esperto: «La formazione è importante, e che sia continua»
LUGANO - Una tragica fine, quella dell'operaio italiano 43enne che, nella mattinata di oggi a Rodi Fiesso, ha perso la vita a bordo del dumper che guidava per lavoro. Secondo una prima ricostruzione, il veicolo si è rovesciato su un lato facendo cadere a terra l'uomo per poi schiacciarlo. Nel pomeriggio di nuovo, in quel di Stabio. Qui un operaio 39enne è deceduto dopo essere stato schiacciato dal trattore sul quale si trovava per dei lavori in una zona boschiva.
Questi due infortuni letali arrivano a sole due settimane dall'episodio che, a Novazzano, ha visto perdere la vita un'autista 26enne del canton Berna.
In Ticino quattro morti nel 2023, tre nel 2022
Dati alla mano, si tratta del terzo e quarto mortale del 2023 nel nostro Cantone, su un totale di 19 infortuni sul lavoro. Lo scorso anno si contavano lo stesso numero di vittime a fronte di 29 incidenti sul lavoro.
In Svizzera 700 decessi l'anno
La Svizzera, d'altra parte, come fa notare il Centro Formazione e Sicurezza Svizzera Italiana (Cfssi), con circa 700 decessi all’anno per incidenti sul posto di lavoro, si posiziona addirittura davanti a Francia e Germania.
Numeri questi che, sottolinea Paolo Vismara, responsabile del Centro, «hanno spinto a fare tanto a livello di formazione, per quanto riguarda l'uso di macchinari da lavoro. Ma tanto ancora si potrebbe fare».
«Meglio se esterna e continua»
L’ordinanza federale, infatti, non prevede l'obbligo di una formazione per tutte le macchine, come avviene invece per autogru e gru edili. «Per altre tipologie di mezzi, quali ad esempio uno scavatore, o un dumper, la responsabilità è delegata al datore di lavoro. Deve essere lui a preoccuparsi di istruire il dipendente», ci tiene ad aggiungere Vismara.
Accade spesso che il percorso formativo avvenga internamente, «senza che vi sia dunque un organo esterno a controllare le competenze di chi lo segue». Il consiglio di Vismara è però quello di fare in modo che avvenga sempre esternamente: «Non lo dico per interesse, si tratta di cultura aziendale. Anche perché confrontarsi con incidenti simili non è semplice».
Il responsabile del Cfssi ci tiene a precisare: «Non vuol dire che chi abbia seguito una formazione esterna sia esente da incidenti, ma di fatto viene inserito in un contesto più ampio che non è solo l'imparare a guidare il macchinario. Impara a riconoscere i rischi su un cantiere, per lui e per chi gli sta vicino. Diventa più consapevole».
Anche per questo, secondo Vismara, la formazione deve essere continua. «Le ordinanze sugli infortuni sono chiare in questo senso: bisogna essere aggiornati. Cambiano gli strumenti, cambia la tecnologia. La formazione che si è ricevuta oggi, tra cinque anni potrebbe essere obsoleta».