Consegnate oltre mille firme per chiedere interventi urgenti
BELLINZONA - Il Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) ha consegnato una petizione indirizzata al Governo ticinese e intitolata “STOP al precariato formativo e lavorativo nel settore socio-sanitario e assistenziale”, corroborata da circa mille firme.
Così i promotori spiegano il fine di questa petizione: «In seguito alla pandemia – ma in realtà anche prima, la pandemia ha solo permesso di rendere la situazione manifesta – e ai tagli dopo l’approvazione del decreto d’austerità Morsoli le pessime condizioni lavorative e formative delle persone in formazione del settore sociosanitario e assistenziale sono peggiorate drasticamente, tale situazione è generatrice di malessere, la quale causa l’abbandono precoce della formazione. Il Canton Ticino si ritrova ad affrontare ardue sfide tra cui, la mancanza di personale formato e l’invecchiamento della popolazione. Ragion per cui è di fondamentale importanza che vengano eseguiti interventi immediati per migliorare le condizioni formative e lavorative delle persone in formazione, in modo da rendere la formazione più attrattiva e aumentare la durata lavorativa media nel settore».
Al Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti sono già arrivate una «miriade di segnalazioni di situazioni che compromettono la qualità delle condizioni formative e lavorative di Apprendisti OSS, OSA e ACSS. Carenza di formatori sui posti di lavoro, turni lavorativi in cui il numero degli apprendisti supera di netto quello del personale formato, regole contrattuali che non vengono rispettate e risultano ambigue, in cui gli apprendisti lavorano oltre 6 giorni senza congedi, più di due fine settimana lavorativi, oltre 2 week end consecutivi e svolgono turni notturni senza il consenso dell’apprendista. La realtà dei fatti parla chiaro: gli apprendisti vengono utilizzati come dei tappa-buchi, della manodopera a basso costo facilmente impiegabile per far fronte alla mancanza di personale formato. Oltre a ciò, vengono costretti ad eseguire mansioni che non li competono. Una condizione scomoda ed insoddisfacente la loro, che parla chiaro: sono gli ultimi della fila», questi punti critici.
Nel complesso le persone in formazione si sentono «poco tutelate e sostenute dalle figure preposte dalle autorità per il controllo delle condizioni formative e lavorative: l’ispettorato di tirocinio. Ispettori che svolgono un colloquio all’anno, il quale viene definito inconcludente dato che l’apprendista si trova in un’ambiente parziale, con la pressione del datore di lavoro che non sempre gli permette di esternare le proprie difficoltà e sofferenze. Inoltre, gli ispettori non sono sufficienti, si ritrovano a seguire oltre 50 apprendisti a testa, ragion per cui non riescono a far fronte ai bisogni di ognuno», aggiungono.
Tali ragioni hanno spinto il SISA a lanciare una petizione, che è stata ampiamente sostenuta e condivisa, oltre che da le persone in formazione stesse, ma anche da formatori e docenti delle scuole professionali. Campagna che è stata sostenuta da svariate giovanili dimostrandosi capace di congiungere la sinistra in una lotta sindacale.
«Fondamentale che le autorità cantonali prendano seriamente la questione e accolgano le rivendicazioni avanzate, affinché si torni a dare dignità alla formazione socio-sanitaria e assistenziale», la conclusione.