L'iniziativa di un ristorante: per una settimana costa tutto molto di meno. Il gerente: «In 47 anni è cambiato anche il modo di cucinare».
LOCARNO - Un piatto di risotto ai frutti di mare a 10 franchi. Una sogliola a 19 franchi. Le cozze alla marinara a 9 e 50. La coda di rospo a 18. Una bottiglia d'acqua a 2 franchi e 50. Al ristorante Cittadella di Locarno per una settimana si va a cena con i prezzi di mezzo secolo fa. Più precisamente del 1976 quando l'esercizio pubblico aprì i battenti. «È un'iniziativa – spiega il gerente Matteo Rossoni – che serve anche per riempire il locale in un periodo dell'anno un po' morto».
«Anche un po' di storia» – Una settimana, quella che si concluderà domenica 12 novembre, in cui tutto costerà molto di meno. Circa la metà rispetto a oggi. Rossoni ammette: «C'è anche un po' di storia nella nostra proposta. Ti rendi conto di quanto sia cambiata la società. Di come siano evoluti i costi delle materie prime e quelli legati al personale. Siamo confrontati con tutto un altro scenario rispetto al 1976».
«Ecco perché quella sogliola non può più costare 19 franchi» – Rossoni fa un esempio pratico: «Pensiamo alla sogliola che mezzo secolo fa servita sul piatto la pagavi 19 franchi. Quel pezzo di pesce noi oggi lo paghiamo già 24 franchi quando lo compriamo. A questo dobbiamo aggiungere la lavorazione, la cucina, il costo dei collaboratori. È normale poi che sul menù non lo possiamo proporre a meno di 50 franchi».
«All'epoca una cucina più grassa» – L'idea del Cittadella fa riflettere anche su un altro aspetto. «Adesso si fa molta più attenzione a ridurre gli sprechi e a proporre un'alimentazione più equilibrata e leggera. Nel 1976 veniva servito un salmone ricoperto di burro. Era proprio una tendenza dell'epoca quella di cucinare piatti più grassi. Forse perché i pesci di allora erano decisamente più magri rispetto a quelli odierni. Oggi un piatto del genere non sarebbe proponibile. È cambiato il modo di cucinare dunque».
«Non si guadagna, ma...» – Una trovata promozionale che non porta nulla nelle casse del Cittadella. «Ma che ci permette di farci conoscere. È un tipo di pubblicità alternativa. In questi giorni abbiamo il tutto esaurito, facciamo numeri che nel resto dell'anno non facciamo. Non ci guadagniamo niente, ma magari qualche cliente si trova bene e poi torna a farci visita in altri periodi. Oggi la ristorazione si deve distinguere, anche nelle iniziative».