Sono numerose le opere funerarie che si possono trovare su suolo pubblico. Quante sono? Impossibile da dire. Il DT: «Non esistono catasti».
BELLINZONA - Camorino. Sottopassaggio vicino all’autostrada. Una targa commemorativa richiama alla memoria i due operai che proprio in quel luogo persero la vita nel luglio del 2018 travolti da un cassero da cantiere mentre stavano realizzando i ripari fonici a lato dell’A2. Bellinzona. Argine destro del fiume Ticino. Un giardinetto funerario ricorda la donna uccisa a colpi di pistola dall’ex marito nel marzo del 2021 mentre stava facendo jogging con un’amica sulla golena. Galbisio. Autostrada A2. Una piccola lapide commemora una 21enne centrata da un'auto in contromano.
E ancora. Cadenazzo. Uscita della tirata per i Centri commerciali di Sant'Antonino. Camorino. Prima degli svincoli autostradali. Pregassona. A poche decine di metri dallo Stadio di Cornaredo. Altre lapidi rammentano tre dei diversi incidenti con esito letale avvenuti sulle strade ticinesi nel corso degli ultimi decenni. Tre giovani vite spezzate. E una lunga scia di lacrime, sofferenze e dolore.
«Non esiste alcun catasto»
Lapidi, targhe e steli. Quelle elencate sono infatti solo sei delle (tante) opere commemorative che si possono trovare lungo le strade, i sentieri (e in altri luoghi pubblici) ticinesi. Ognuna con la propria storia. Ognuna con il proprio dramma. Quante siano esattamente, però, è impossibile da dire. Il Dipartimento del Territorio (DT) ci ha infatti fatto sapere che non esiste «alcun catasto» specifico che tiene conto di queste opere. «Sul territorio cantonale è possibile trovarne di ogni tipo. Dalle targhe commemorative ai grossi monumenti. A volte anche molto antichi», precisano però dal DT.
Tra le opere più imponenti è impossibile non citare una stele edificata sul Monte Ceneri. Là dove nel 1951 perse la vita in un incidente stradale il Consigliere di Stato Agostino Bernasconi. «Ma quello presente sul fondo 1447 del Comune di Monteceneri-Rivera - sottolineano dal DT - rappresenta un'eccezione. Nella maggior parte dei casi si tratta, come detto, di semplici targhe commemorative o mazzi di fiori posati sui muri confinanti o a lato della strada su terreni che spesso non sono neppure di proprietà del Cantone».
«Interveniamo solo in casi estremi»
Perdere una persona cara, da un momento all'altro, è un evento traumatico. E spesso i congiunti trovano conforto nell'apporre una targa o nel creare un piccolo monumento funebre nel luogo in cui il proprio caro ha abbandonato questo mondo. Con l'autorità che monitora la situazione e interviene soltanto nei casi estremi. «Fintanto che non creano nessun pericolo alla circolazione e rispettano un certo decoro - precisano dal DT - le piccole targhe commemorative sono tollerate, ma il promotore deve chiedere il permesso del proprietario del manufatto o del fondo». Come successe, per fare un esempio recente, due anni fa alla tenuta Bally di Vezia. Là, nel luogo «del fatale arresto cardiaco» che uccise il sindaco di Lugano Marco Borradori, è infatti sorto un giardinetto funerario in suo ricordo con il beneplacito dei proprietari del terreno.
Quando si tratta invece di opere funerarie di una certa importanza l'iter per la costruzione è diverso. «Per edificare ad esempio una piccola cappella - conclude il DT - il promotore deve ottenere una licenza edilizia, conformemente alle disposizioni legali valide per ogni nuova costruzione».