I casi di coronavirus tornano a salire. Nonostante la situazione sia sotto controllo, rimane l'incognita influenza.
Il medico cantonale: «Difficile fare previsioni».
BELLINZONA - Il coronavirus è ancora in circolazione e non ha mai smesso di esserlo. A confermarlo i dati dell'Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp) che mostrano come nella settimana tra il 30 ottobre e il 5 novembre il numero di casi positivi al tampone confermati in laboratorio hanno raggiunto le 3964 unità. In Ticino le positività accertate sono state 285, in modo particolare nelle persone dai 60 anni in su. Più precisamente ne sono stati accertati 20 nella classe d'età tra i 60 e i 69 anni, 45 nella fascia tra i 70 e i 79 anni e, infine, 78 in persone con un'età superiore agli 80 anni. La responsabile dell'impennata ancora la variante Eris (EG.5), derivante da Omicron (Xbb).
«La diffusione del coronavirus durante questi mesi freddi è facilitata perché rimaniamo più spesso e più a lungo al chiuso - spiega il medico cantonale, Giorgio Merlani -. Durante l'estate abbiamo assistito a dei focolai, questo perché alcune varianti non per forza beneficiano di questo clima freddo, cosa che invece fa solitamente l'influenza che tuttavia ancora non è arrivata. A ogni modo la situazione non è drammatica e soprattutto in questi anni abbiamo imparato a proteggerci».
Non siamo ancora nell'ondata epidemica
«A settembre c'è stata una prima accelerata, poi i casi sono nuovamente scesi, ora stanno risalendo leggermente. L'andamento attuale è ancora oscillante. Paragonando i dati con quelli delle ondate precedenti ci rendiamo comunque conto che le cifre sono molto più basse e soprattutto abbiamo pochissimi casi di ospedalizzazione a causa del Covid. Molti vengono ricoverati per altre ragioni e solo successivamente viene riscontrato».
Nelle strutture torna la mascherina
In ospedale, intanto, il personale curante torna a indossare le mascherine per controllare la diffusione. «Gli ospedali sono autonomi nel decidere quando e come utilizzare la mascherina. È molto probabile che si tornerà a indossarla quando saremo in piena ondata epidemica», afferma il medico cantonale. Tuttavia, «in presenza di focolai, ossia dove sono già presenti quattro o cinque casi in reparto, è probabile che i responsabili dell'ospedale optino per il suo utilizzo. Sarà sempre verosimilmente proposta per proteggere operatori sanitari e pazienti».
Naso che cola, tosse: che cosa fare?
«Quando una persona non si sente bene, è raccomandato non entrare in contatto con le persone fragili. Significa non andare a trovare l'amico in ospedale o i parenti nelle strutture per anziani. In caso di sintomi anche lievi, come tosse, naso che cola, sarebbe meglio stare a casa a riposarsi. Se non è possibile, è meglio indossare una mascherina nel momento in cui si usano mezzi pubblici, quando si è a contatto con altre persone e quando si va al lavoro».
Proteggere le persone più fragili
Stando ai dati dell'Ufsp a pagare ancora il conto più alto a causa dell'infezione da coronavirus sono gli ultra sessantenni. In particolare le persone con più di 80 anni possono andare incontro a un decorso grave della malattia. «Il decorso grave è strettamente correlato alla fragilità della persona», dice il medico cantonale. «La vaccinazione, sia contro il Covid sia contro l'influenza, è quindi raccomandata, soprattutto per i pazienti più fragili», continua. E chiarisce: «Non si tratta più di una vaccinazione a tappeto: oramai siamo entrati tutti in contatto con questo virus in un modo o nell'altro e abbiamo sviluppato gli anticorpi. Tuttavia, per le persone vulnerabili senza una vaccinazione recente, il decorso grave è ancora possibile: le persone che vediamo ricoverate in ospedale a causa del Covid sono quasi tutte sopra gli ottant'anni».
Tolte le mascherine, ecco l'influenza
Con l'allentamento delle misure per prevenire la diffusione del coronavirus, sono tornati a circolare più facilmente anche i virus responsabili dell'influenza stagionale. «È sempre molto difficile fare delle previsioni. Generalmente si osservava quanto succedeva nell'emisfero sud, ma è stato riscontrato che non sempre poi si verificano gli stessi fenomeni. A ogni modo, non ci aspettiamo nulla di particolare. Potrebbero esserci dei problemi nel caso in cui le due ondate si sovrappongono. Se dovessero esserci ancora tanti casi di Covid, l'arrivo contemporaneo dell'ondata influenzale potrebbe favorire l'assenteismo sul posto di lavoro e un sovraccarico degli ospedali».
Non banalizziamo
Il Covid oramai viene considerato dalla maggior parte delle persone come "una banale influenza". Il medico cantonale precisa però che «i due virus non si possono paragonare «sono diversi. D'altro canto è bene anche non sottovalutare l'influenza poiché anch'essa può causare una sintomatologia importante e a volte provocare ospedalizzazioni e decessi. I due virus si manifestano ormai con sintomi sempre più simili, ma entrambi sono da prendere seriamente, soprattutto - conclude - per le persone vulnerabili».