Da un noto postribolo ticinese la voce di una lucciola: «Ci sono uomini schiavi delle loro pulsioni. Il pericolo va riconosciuto ed evitato»
LUGANO - «Il sesso è una trappola della natura per evitare l’estinzione», diceva un signore di nome Friedrich Nietzsche. Ma a volte è anche una trappola della mente, almeno per chi fatica a tenere le redini delle proprie pulsioni. M.* li conosce bene questi soggetti, li incontra quotidianamente in quello che è il suo luogo di lavoro, un noto postribolo del Mendrisiotto.
«Ho a che fare con estranei che varcano la porta del locale con la lussuria in corpo. A volte sono preda di una frustrazione che li porta ad avere comportamenti a rischio», ci racconta.
Di stranezze ne avrà viste tante, immagino
«Lavoro anche come “mistress”, nel campo del bdsm (bondage sado-maso n.d.r.). Insomma, sono maggiormente esposta a strane richieste. Arrivano uomini che necessitano di un qualcosa che non hanno il coraggio di chiedere alla propria moglie. Uomini che vogliono soddisfare desideri che non si sentono di concretizzare tra quelle stesse mura che accolgono i loro figli. Ecco perché esistono questi locali. Sono ambienti in cui il cliente arriva con dei desideri precisi e la voglia di soddisfarli. Qui viene accolto da chi è pronto a saperli gestire».
Immagino che le interazioni siano un po’... sopra le righe
«Stiamo parlando di comportamenti che per strada, magari quando ci si imbatte in una gonna troppo corta, o in una scollatura generosa, non sono plausibili. Tuttavia esiste chi non è in grado di frenare certi istinti. Ma accade con maggior facilità quando si ricevono determinati stimoli. Basta purtroppo un vestitino succinto o troppa confidenza, per far sì che si scateni il mostro».
Sta giustificando lo stupratore?
«Assolutamente no, sto solo dicendo che certe disgrazie, in determinate situazioni e contesti, sono verificabili con maggiore probabilità. Bisogna essere realisti, il mostro esiste e lo si può incontrare tutti i giorni. E se una donna matura ha imparato a guardare il mondo con una certa consapevolezza, la ragazzina rischia di cadere in trappola senza che se ne renda conto, solo per ingenuità. Qui è fondamentale il ruolo dei genitori, che hanno l'obbligo di istruire ed educare i loro figli, che sono responsabili della loro sicurezza».
Secondo lei in che modo?
«Lasciare che una ragazza esca da sola, con un vestitino troppo corto, e magari si vada a ubriacare o si apparti con sconosciuti in posti isolati equivale a giocare d’azzardo con la propria vita. Oggi può andarle bene e domani no. È colpa della ragazza? No, ma ciò non toglie che il rischio sia concreto. La cronaca di tutti i giorni lo dimostra ampiamente. Ci sono segnali che con il tempo si impara a cogliere e che quando si è giovani non si notano nemmeno. L'adolescente di tredici quattordici anni, d’altra parte, cosa ne sa del mondo degli adulti? Quell’età è particolarmente a rischio. Sono fragili nel corpo e condizionabili. Sono i genitori che, con il loro esempio, possono evitare che non si verifichino le condizioni per far accadere il peggio. Non sempre ciò è valido, ma in linea di massima penso di sì».
Il postribolo come accoglie e gestisce questi istinti?
«È strutturato per neutralizzare o quantomeno minimizzare i possibili danni causati da queste pulsioni incontrollate, altrove non c’è nessun tipo di protezione».
Come trattate con il cliente?
«Quando si è nella fase di contrattazione si possono già discutere le motivazioni che li portano a venire in questi locali, cosa si aspettano, quali sono le loro necessità e cosa possiamo fare noi per far sì che la loro esperienza sia piacevole, ma con il minor rischio biologico. Mi riferisco all’inevitabile esposizione alle malattie e a tutto ciò che inevitabilmente caratterizza la professione».
Perché ha scelto di lavorare in un postribolo piuttosto che in appartamento?
«Nel locale ci sono videocamere, c’è altra gente, ci sono i pulsanti di emergenza nelle camere. Siamo più tutelate. Se la sessione dura mezz’ora e il cliente è in ritardo, lo staff può venire a controllare che sia tutto a posto. Ci sono tante garanzie che, essendo donne, dobbiamo tenere in considerazione».
D’altronde anche la "casa di piacere" non è esente da rischi.
«La storia lo dimostra. In Ticino, ormai diversi anni fa, si consumò persino un delitto tra le mura di un locale a luci rosse. Quotidianamente, in ogni caso, dobbiamo confrontarci con l’incoscienza di chi non pensa ai rischi che si incontrano facendo sesso non protetto. Ci fanno richieste assurde… poi tornano a casa e fanno sesso con le proprie mogli, baciano i loro figli. Sono studenti, operai, pensionati, avvocati... Sono uomini che esistono e sono più di quello che si pensa».
*nome noto alla redazione
Il dato
Il reato di violenza sessuale è molto più diffuso in Svizzera di quanto lo si creda. Almeno una donna su cinque di un’età superiore ai 16 anni ha subito degli atti sessuali non consensuali e più di una donna su dieci ha avuto un rapporto sessuale contro la sua volontà, stando all’esito di un’indagine rappresentativa condotta dall’istituto gfs.bern su mandato di Amnesty International e che ha coinvolto circa 4'500 donne.