Il riale momò, vero e proprio corridoio ecologico, ritorna alla sua forma originaria. E a giovarne è la fauna locale. Ne parliamo con il Wwf
GENESTRERIO - Un riale ritornato alla luce, per il bene della fauna ma anche del paesaggio.
Stiamo parlando del Prella, corso d'acqua momò che dà nome a una località forse non nota a tutti ma molto suggestiva (e anche enologicamente apprezzata).
Precedentemente interrato, è stato riportato all'aria aperta nell'ambito di una serie di lavori che puntano a ristabilire l'infrastruttura ecologica dell'area a ridosso del Laveggio, ricollegando al letto fiume aree naturalisticamente pregiate, con un rilievo anche a livello europeo.
«Sembra una cosa da niente, ma in realtà questi 300 metri sono stati ricreati ex-novo», ci spiega Francesco Maggi responsabile regionale del Wwf per la Svizzera italiana, «l'idea alla base del progetto è quello di ripristinare gli ambienti e collegarli fra loro. In questo modo si favorisce lo spostamento della fauna e la biodiversità».
Fra gli animali che ne trarranno beneficio ci sono le rane di Lataste, i gamberi dai piedi bianchi, le testuggini palustri e le lamprede di ruscello.
La nuova “apertura” del Prella, in questo senso, è particolarmente significativa: «è un corridoio ecologico importante, uno dei pochi passaggi che permette a molte specie di migrare dal Monte San Giorgio al Monte Generoso, passando attraverso il parco della Valle della Motta fino alla Valle di Muggio. È un piccolo, ma cruciale, pezzo di un puzzle più grande per garantire la biodiversità del nostro territorio».
Una dolce vittoria per la natura che però non è stata priva di complicazioni: «Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto nel 2003-2004 ma ci siamo subito arenati per tutta una serie di difficoltà. Oltre alle sfide legate alla progettazione c'era anche la necessità di dover compensare il terreno agricolo sottratto e avere il nullaosta di tutti i proprietari di quegli appezzamenti. In totale i costi di quest'opera sono nell'ordine del milione di franchi», spiega Maggi, «per realizzare il progetto vero e proprio c'è voluta circa una decina d'anni, ed è stato possibile grazie alla collaborazione delle autorità, comunali e cantonali, e degli sponsor privati».
Prossimo step, collegare al corridoio ecologico la zona di Novazzano: geograficamente prossima ma separata dalla strada cantonale che porta alla dogana di Bizzarrone: «Verrà creato un sottopasso per la piccola fauna terrestre e la fauna acquatica, se tutto va come deve i lavori inizieranno già ai primi di gennaio».