In Svizzera (+12%) di lesioni, distorsioni e fratture nel tempo libero. I consigli del Dr. Andrea Ferrero, medico ortopedico in Ticino.
GRAVESANO - Crescono in Svizzera gli infortuni, sia sul lavoro, sia nel tempo libero. Una brutta realtà che ci si può trovare malauguratamente a dover affrontare, spesso incapaci di intraprendere il percorso di cura e le scelte più adatte.
Come la decisione di rivolgersi al medico o di andare al pronto soccorso, oppure la scelta dello specialista. Ma non solo, da affrontare sono anche le lunghe attese - fino a una settimana anche se urgenti - per gli esami strumentali, come ecografia e risonanza magnetica.
Insomma, sono davvero tante le difficoltà che nascono in caso di infortunio, realtà tutt’altro che marginale, anche nel nostro Cantone.
«C’è stato un netto incremento delle lesioni sportive subito dopo lo stop forzato da parte del COVID 19, sia per gli atleti di élite sia per quelli amatoriali».
Lo spiega il Dr. Andrea Ferrero*, chirurgo ortopedico, che in Ticino è riferimento per la chirurgia di piede, caviglia e ginocchio. Con lui approfondiamo il tema dell’infortunio, delle cure e della prevenzione.
«Come detto - continua il medico - l'aumento delle lesioni muscolo-scheletriche può affliggere anche gli sportivi amatoriali, che desiderano incrementare la propria performance, senza una preparazione adeguata o dopo un periodo di inattività».
Quali sono i traumi più comuni del piede e della caviglia nel nostro Cantone?
«Gli ultimi dati che la SUVA mi ha messo cortesemente a disposizione, dimostrano come le lesioni da distorsioni a livello della caviglia del piede rappresentano oltre il 40% del totale, mentre le lesioni dei tendini a livello della caviglia e della gamba, compreso il tendine di Achille contano per circa il 10%, con percentuale leggermente superiore per le attività non professionali. Anche le fratture al piede hanno un impatto importante, con una percentuale pari al 11% dei casi».
Casi che quindi si trova a dover curare.
«In studio mi capita costantemente di incontrare pazienti che hanno subito un trauma distorsivo della caviglia o del ginocchio. Benché le lesioni del tendine di Achille siano meno frequenti, rimangono sempre un problema significativo, soprattutto nei mesi primaverili ed estivi, quando si riprendono le attività sportive come corsa, tennis o calcio».
I rischi aumentano per gli sportivi "della domenica".
«È bene sempre riconoscere i propri limiti legati magari all’età o alla mancanza di allenamento. Bisogna quindi riconoscere la necessità di dedicare un po' del proprio tempo libero ad attività aerobiche, come la corsa leggera o la camminata a passo sostenuto. Questo ha un effetto positivo, non solo per il sistema muscolo-scheletrico. L’attività sportiva poi deve essere sempre accompagnata da un po’ di stretching, in particolare quello del polpaccio».
In caso di infortunio, i dubbi ci assalgono.
«Ogni caso è trattato su base individuale, rispettando dei protocolli standard ma che si cerca poi di adattare in base alle caratteristiche di ciascun paziente. Offrendo una varietà di opzioni, che vanno dalla fisioterapia fino alla chirurgia, lasciata sempre come ultima opzione, quando cioè non si ha altra possibilità».
Ha parlato di lesioni ai tendini, se ne sente parlare poco, specie quella al tendine di Achille.
«I gradi di lesione del tendine di Achille non sono legati unicamente ad un evento traumatico. Vediamo spesso una sofferenza per microtraumi da sforzo ripetuto, come in alcune attività lavorative o sportive, che hanno generalmente una prognosi favorevole con un approccio conservativo, cioè non chirurgico. Tutta un’altra storia sono invece le lesioni complete del tendine di Achille che rappresentano una problematica invalidante e che possono affliggere sia persone anziane che persone più giovani e sportive».
Nella quasi totalità dei casi di lesioni totali o subtotali, lei consiglia di considerare l'intervento chirurgico ricostruttivo.
«Esattamente, l’intervento non mira solo a una ripresa ottimale per quanto riguarda la deambulazione e il ritorno allo sport ma anche a ridurre il rischio di una nuova rottura tendinea. Infatti, secondo alcune statistiche, il trattamento non chirurgico pone il rischio di una ri-rottura del tendine fino al 20%. Lo stesso rischio, dopo la riparazione chirurgica, scende al 5.6%. Si tratta di una differenza considerevole».
Ci sono dei campanelli d'allarme o degli esercizi utili a evitare il peggio?
«I primi segni sono generalmente dati da un dolore al tendine di Achille oppure a livello della fascia plantare, inizialmente legato ad uno sforzo ripetuto. Molto spesso i primi sintomi sono legati ad una ridotta elasticità della muscolatura del polpaccio che, curiosamente non si manifesta con alcun dolore a questo livello. Se il dolore perdura per più di due-tre settimane, nonostante gli esercizi di stretching, è meglio rivolgersi al proprio medico che deciderà poi se inviare il paziente allo specialista».
Sempre relativamente al tendine d’Achille, ha accennato prima del ricorso alla sala operatoria.
«Si tratta di un intervento chirurgico con un'alta percentuale di successo, anche se naturalmente è bene chiarire subito con i pazienti che i tempi di guarigione implicano sempre almeno sei mesi di tempo. Per tutti questi mesi è necessario fare della fisioterapia in modo regolare, non solo dal proprio fisioterapista ma anche, e direi soprattutto, ogni giorno a casa propria».
Possiamo fare la nostra parte come pazienti?
«Invito i lettori a prepararsi un riassunto delle proprie problematiche mediche, non solo quelle per cui ci si reca dalla specialista, indicando ad esempio se ci sono stati degli interventi chirurgici in passato, se stanno prendendo delle medicine, se ci sono delle allergie particolari o se si fuma. Sono dei dati molto importanti, che ci permettono di adattare meglio il trattamento».
Dunque, un piccolo investimento di tempo, che può tornare utile.
«Augurando naturalmente a tutti di non averne mai bisogno».
Ortopedico, traumatologo. Il Dr. Adrea Ferrero vanta numerose pubblicazioni e collaborazioni scientifiche a livello internazionale. Visita e opera in Ticino. Sul suo sito web, oltre a tutte le info e a video chirurgici su anca, ginocchio, piede e caviglia, si legge anche un curioso proverbio inglese: «Un chirurgo dovrebbe possedere tre qualità: un cuore da leone, gli occhi di un falco e le mani di una donna».