Coppie lesbiche: diverse donne incinte grazie al vitro. Da luglio 2022 il Centro cantonale di fertilità ha registrato molte richieste.
LOCARNO - La data dello spartiacque è quella del primo di luglio del 2022. Da quel giorno in Svizzera c'è stato il via libera per il matrimonio per tutti. Non solo. Anche per la fecondazione in vitro di donne che vivono una relazione lesbica. Alessandro Santi, responsabile del Centro cantonale di fertilità di Locarno (EOC), conferma un certo entusiasmo. «Decine di donne lesbiche da quella data hanno chiesto al nostro centro di diventare mamme. Possiamo dire che era sicuramente una data attesa».
«Sempre più apertura» – Federico De Angelis, membro di Imbarco Immediato, è soddisfatto. «C'è sempre più apertura su questo tema. È un processo lento ma continuo. La popolazione è sempre più pronta ad affrontare questi argomenti. Può magari generare ancora un po' di curiosità e di stupore vedere bambini con due genitori dello stesso sesso, ma in realtà le famiglie arcobaleno esistono già da molto tempo e gli episodi veramente discriminanti sono stati pochi. Si nota invece una lentezza amministrativa con ancora molti formulari che riportano indicazioni errate per le nuove famiglie. Ritengo che con la possibilità di effettuare trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita in Svizzera, le cose potranno migliorare dal profilo sociale e psicologico sia per le coppie sia per i loro figli».
Chi ha iniziato il trattamento – Santi affronta la nuova sfida con interesse. «Per alcune coppie si trattava di informarsi sulle possibilità mediche e una parte di queste, almeno una decina, ha iniziato i trattamenti. La maggior parte proviene dal Ticino, ma seguiamo anche alcune coppie che arrivano dal resto della Svizzera. Le coppie sono solitamente ben informate sia sugli aspetti medici sia su quelli legali».
Cosa bisogna sapere – Quali sono i dettagli importanti da considerare? «Da un lato – dice Santi – occorre avere informazioni su come i donatori vengono scelti. Dall'altro sapere che il figlio, quando avrà raggiunto i 18 anni, potrà sapere chi è il padre biologico. Come prescrive la legge svizzera. Il primo parto? Arriverà a breve».
«Ora entrambe sono mamme» – De Angelis ammette: «La Svizzera ha ottenuto una grande conquista. La donna ha una vocazione naturale per la maternità. Indipendentemente dal tipo di relazione che intrattiene. Prima una donna omosessuale che voleva portare un figlio in grembo doveva recarsi all'estero. La possibilità di effettuare il trattamento di Procreazione Medicalmente Assistita in Svizzera permette a entrambe le donne della coppia di essere riconosciute come mamme alla nascita del figlio. Non solo alla mamma biologica, come avviene nel caso di una fecondazione effettuata all'estero».
Chi terrà il bimbo in grembo? – La domanda può apparire ingenua: ma all'interno della coppia come si sceglie la partner che terrà in grembo il bimbo per nove mesi? «Sono tanti i fattori che contano – puntualizza De Angelis –. Dalla predisposizione genetica allo stato di salute, passando per la volontà delle singole componenti della coppia. Si fanno diverse analisi. Ma il desiderio delle persone è prioritario».
L'evoluzione possibile – Dopo il grande interesse iniziale, i numeri ora come evolveranno? C'è una lista d'attesa? «Il limite – riprende Santi – dipende dai donatori. Abbiamo regolarmente dei candidati, ma i criteri a livello dello spermiogramma sono severi. E quindi capita che una parte rilevante di queste persone non possa donare. Di conseguenza chi magari aspetta di diventare mamma deve posticipare».