“Pancia Mia Fatti Capanna” festeggia il suo primo anno dalla pubblicazione con un inatteso... viaggio negli Usa: «Una grandissima emozione»
GRONO - Uscito esattamente un anno fa “Pancia Mia Fatti Capanna” è un libro di ricette atipico, oppure un libro di escursioni atipico. O meglio, è un interessante mix di entrambi, perché propone un viaggio inedito sul territorio ticinese fra alture, capanne, storie e le ricette care ai nostri capannari.
Edito da Edizione Indimenticabile e realizzato da un team di sette persone, in dodici mesi di strada si può dire che ne ha proprio fatta tanta: «È stata una rivelazione», ci spiega il curatore ed editore Tom Alemanno, «a un anno dalla sua uscita continua ad appassionare, a essere richiesto e a far sognare. È già diventato un audiolibrio e stiamo pensando di tradurlo in lingua tedesca».
Di recente “Pancia Mia” ha fatto un altro regalo agli autori, li ha portati... al di là dell'Oceano e per la precisione in quel di Washington D.C. presso l'Ambasciata Svizzera: «Con il libro siamo già stati due volte a Londra, questa è la prima volta negli States ed è stata una grandissima emozione!».
Ad accompagnare Alemanno in America, il fotografo e co-autore Luca Crivelli.
Da dove è nata questa avventura americana?
Tutto è partito dal Film Festival di Locarno, una collaboratrice dell'Ambasciata ha scoperto il libro e se n'è innamorata. Ci hanno poi invitato negli States in occasione di un momento dedicato alla promozione della lingua italiana e della cultura locale. È stato organizzato tutto molto velocemente in poche settimane e l’esperienza è andata talmente bene, che potrebbe essere solo l’inizio di più collaborazioni e nei tre giorni in visita, abbiamo potuto incontrare varie persone e realtà, che ci hanno parlato anche di New York e San Francisco….
Quali sono le particolarità del territorio che hanno suscitato maggiore interesse?
I paesaggi incantati che cullano le capanne catturate dalla lente di Luca, hanno sicuramente fatto sognare il pubblico, che ha più volte chiesto informazioni. L’idea di mostrare delle capanne come Piansecco o Basodino, facilmente raggiungibili, può essere da ispirazione e da apripista per far appassionare poi tanta gente non abituata a frequentarle.
Parlare delle sorgenti del Cusello con la loro incredibile storia di una delle acque più buone d’Europa e che inizia a scorrere già dalla fine del 1’800 ha sempre un grande effetto. Pensa che quest’acqua copre ancora oggi il 25% dell’acqua utilizzata dai luganesi!
E per quanto riguarda, invece, la cucina?
Sul fronte culinario, stupisce e affascina sempre anche l’innovazione di precursori come TiGusto, che oltre 30 anni hanno iniziato a piantare soia sul piano di Magadino e che vantano oggi un tofu made in Ticino, oppure l’upcycling culinario del Bistro Afiordigusto e del loro progetto Teste di Rapa, che negli ultimi anni ha salvato tonnellate di frutta e verdura che altrimenti sarebbero state buttate via...
O ancora di giovani come Piero Roncoroni che dopo aver fatto esperienza all’estero in uno dei ristoranti di verdura migliori al mondo, propone a Comano nella sua Osteria del Centro, una cucina basata su quanto la stagionalità offre, creando una carta con quanto c’è a disposizione di settimana in settimana.
Si parla di una Svizzera italiana all’avanguardia, con un occhio al futuro e alla sostenibilità, con un abbraccio alle tradizioni traghettate ai nostri giorni ricontestualizzandole e aggiornandole.
Si scherza sul fatto che gli americani non sappiano quasi nulla della Svizzera e che la confondano facilmente con la Svezia...
In realtà abbiamo avuto un pubblico molto preparato e interessato alla Svizzera. C’è chi molte cose le ha viste solo in foto, chi è stato una volta a Lugano o in altre regioni elvetiche, ma in generale il fatto della natura stessa della nostra Confederazione, l’essere plurilingue con varie culture ben diverse ma coese, affascina e fa cercare sempre di capire come questo possa funzionare ancora oggi nel 2023.
In generale essere “ambasciatori” del nostro territorio ha fatto molto piacere, abbiamo potuto rispondere alle tantissime domande a fine presentazione, ma siamo poi stati fermati anche a lungo dopo singolarmente, con tante promesse di venire presto a scoprire di persona quanto visto e quanto letto nel nostro libro: davvero una grande soddisfazione.
In generale, com'è stata per voi l'esperienza di portare negli States un pezzo di Ticino?
In realtà siamo andati oltreoceano senza grosse aspettative o comunque senza sapere come sarebbe andata. Solo il fatto di avere una fila all’entrata dell’evento prima che iniziasse ci ha davvero emozionati e fatto capire l’interesse genuino che c'era.
Il fatto che solitamente siamo abituati a vedere gli Usa come punto di riferimento, o come trend-setter, portare invece la nostra esperienza locale, fatta da persone, tradizioni, prodotti e cercare di ispirare e far vedere altre visioni, altri approcci possibili e “altri mondi” è sicuramente qualcosa di speciale che può fare da apripista e può dar valore a tutto quanto viene fatto quì da noi.
Ci siamo sentiti un po' ambasciatori e un po' diplomatici del bello (e del buono) locale che c’è alle nostre latitudini.