Nello stabile di Capo San Martino occupato a Natale dagli autogestiti doveva sorgere un locale polivalente. Il progetto, però, è affondato
LUGANO - Opening 2021. Così recitava il grosso cartello posto di fronte al fu Le Cap (altrimenti noto come ristorante Capo San Martino), rimbalzato agli onori delle cronache con l'irruzione natalizia nello stabile (oggi in disuso) da parte di un folto gruppo di autogestiti.
Ma perché la bellissima struttura affacciata sul Ceresio è ancora vuota? Poco più di due anni fa, infatti, eravamo andati a visitarla assieme al promotore Manuel Dallori, uno dei re dell'intrattenimento internazionale, lì per presentarci il suo progetto: il The Cliff. A breve, proprio tra quelle mura, sarebbe dovuto sorgere «un locale polivalente: un ristorante, un lounge, un bar e un club, ma anche un contenitore per eventi». Il progetto, veniamo però a sapere, si è "arenato".
«Siamo in lite con i proprietari», ci spiega Raffaele Sarwin, socio di Dallori, contattato al telefono. Insomma, il The Cliff non si farà. Il motivo sembra legato a una mera questione contrattuale.
Secondo Sarwin, infatti, la proprietà avrebbe firmato un contratto di compera a pochi mesi dalla stipula del contratto d'affitto con la sua società. «Ci è stata data disdetta per il duemilaventisei... per quattro anni di vita non aveva economicamente senso il progetto, non era più sostenibile». «Noi - ci tiene a precisare l'imprenditore - avevamo però firmato un contratto di cinque anni più cinque. Dopo sette mesi hanno venduto senza neanche chiederci un parere. Ecco perché il progetto è saltato».
Dunque la causa, anche perché nel Le Cap erano già stati avviati gli interventi di ristrutturazione: «Avevamo rifatto l'impianto di condizionamento, l'impianto elettrico, rifatto tutti i cartongessi, il soffitto. Avevamo già montato il mobile del bar ristorante. I lavori erano al settanta percento e c'erano altri sei mesi di interventi davanti. Per nove anni di attività ne sarebbe valsa la pena, per quattro assolutamente no. Quasi un milione se n'è già andato. Ora al lavoro ci sono gli avvocati».
Così come sono al lavoro i legali dei proprietari dello stabile dopo l'effrazione da parte degli attivisti. «Non abbiamo ancora una stima dei danni, ma è stata sporta denuncia. Si procederà dunque su questa strada», spiega Tiziano Bordogna. Nessun commento, invece, per quanto concerne la vicenda del The Cliff. Lo stabile, però, sembrerebbe ancora nelle mani della nota famiglia, attiva nel settore della ristorazione: «Fosse stato venduto non sarebbe più un problema nostro», taglia corto Bordogna.
L'occupazione natalizia
Circa 200 persone, come noto, hanno usato l'ex discoteca-ristorante come location per la loro festa/protesta. Sgomberato il mattino seguente da ciò che restava degli attivisti (una trentina di persona), lo stabile ha riportato i segni dell'irruzione durata solo una manciata di ore. «Ingenti danni materiali», sarebbero stati provocati secondo la polizia cantonale. «Degrado», l'ha definito senza mezzi termini la capodicastero Sicurezza e Spazi urbani, Karin Valenzano Rossi.
«Solo un po' di bottiglie», stando ai rappresentanti dell'SOA il Molino, anche se le immagini dicono altro.