Dopo una serie di manifestazioni, occupazioni e sgomberi, il corteo che dovrebbe chiudere il programma d'incontri dell'SOA il Molino
LUGANO - Quella odierna sarà una manifestazione senza intoppi o, per l'ennesima volta, sarà interrotta da un intervento da parte della polizia? Sì, perché dall'inizio del programma di incontri organizzato dall'SOA il Molino, non sono mancati gli sgomberi, operati dalle Autorità dopo le occupazioni di luoghi pubblici e privati da parte degli attivisti.
Come quello del 26 dicembre a Capo San Martino, quello del 28 durante la manifestazione in Piazza San Rocco e quello di ieri al parco di Villa Saroli. In quest'ultimo caso, per l'esattezza, la polizia è intervenuta per invitare gli autogestiti al parco Saroli a lasciare il posto. Ai presenti è stato consegnato anche un elenco con le disposizioni relative alla manifestazione (solo quella del 29), in cui veniva esplicitato il divieto di eventi «non preventivamente autorizzati», consentendo la permanenza al parco solo fino all'orario di chiusura e vietando, dunque, la cena e «qualsiasi tipo di concerto o musica».
In qualche misura, degli agenti saranno certamente presenti anche durante il corteo indetto dai molinari (ex) oggi, alle 14, in Piazza Indipendenza a Lugano. «In situazioni come questa i numeri sono determinanti», sottolineavano ieri gli autogestiti sul loro blog. Nel punto d'incontro, alle 14, erano presenti un'ottantina di persone.
Il corteo
Nel corso del momento di incontro non sono mancati diversi attacchi, in primis alle Autorità, considerate promotrici di «una narrazione distorta e filo israeliana». Il tema della guerra, come preannunciato, è stato un tema centrale: «Ci si indigna davanti all'attacco di Hamas, ma non si muove un dito davanti ad anni di oppressione e apartheid, davanti a una Svizzera collaboratrice con lo stato di Israele e che esporta armi», ha sottolineato uno degli attivisti.
Ma si è parlato anche di razzismo e problemi giovanili «Ci si lamenta dei migranti, che danno fastidio perché entrano illegalmente ma non si parla di quelli che scappano da guerre e devastazione che gli stessi paesi europei e occidentali producono». «Nel privilegiato Ticino i problemi sono di natura inesistente, ma generano uno scalpore allucinante. Ci si infastidisce per il rumore di una serata di festa, ma non si vede la violenza della sveglia che ci costringe ogni mattina ad alzarci e trasformare la nostra vita in routine».
E poi ancora sugli ambientalisti: «Suscitano i peggiori istinti quelle persone che bloccano le strade per denunciare i pericoli del cambiamento climatico, ma non ci si muove per un traffico insostenibile, un'aria di qualità pessima, acque inquinate, centrali nucleari ed elettrosmog. L'unico problema è arrivare a lavoro in tempo e nessuno deve fermare la nostra routine. Le pratiche di lotta e manifestazione sono illegali. Quelle di oppressione, violenza e cultura patriarcale, di consumo e mercificazione della vita sono legali».
Non è mancato pure un cenno agli sgomberi: «Gli sbirri ci hanno sempre sgomberato. Ma si sono giustificati dicendo "Eseguiamo solo gli ordini. A noi non date fastidio, anzi. Siamo quasi d'accordo con voi". Che sbirri buoni... Come i nazisti al processo di Norimberga. Eseguivano solo ordini». Così come si è accennato pure alla denuncia per danneggiamenti allo stabile di Capo San Martino: «In un Cantone dove la speculazione edilizia è dominante, ci si preoccupa per dei muri imbrattati. In ogni caso quella sera è stata magica. Essere proprietari di uno stabile di lusso per una notte è stata un'esperienza indimenticabile. A chi si è indignato diciamo di cominciare a vivere e divertirsi. E cominciare a riflettere sul perché la gente va via da qui, perché il Ticino fa schifo».
Al motto di «buttate giù le case, usate la censura, ma sono le nostre idee che ti fanno paura» ed altri slogan, il corteo si è quindi spostato verso il lago, scortato dalla polizia.
Conl'appuntamento odierno si dovrebbe chiudere il programma di incontri deciso dal collettivo e voluti per manifestare contro «sgomberi e repressione», contro la guerra e in segno di «solidarietà al popolo palestinese e al popolo curdo».