Il Consiglio di Stato risponde a un'interpellanza sull'utilizzo della tecnica "cloud seeding" per ridurre gli eventi climatici violenti.
BELLINZONA - Il "cloud seeding", una tecnica di modificazione meteorologica che si effettua anche con l'utilizzo di sostanze chimiche come lo ioduro d'argento, non è ancora stata usata in Ticino. Questa la risposta del Consiglio di Stato a un’interrogazione presentata lo scorso 5 novembre da Sara Beretta Piccoli e Maria Pia Ambrosetti sulla controversa questione dell'inseminazione delle nuvole.
Ancora nessuna inseminazione dunque, ma in futuro le cose potrebbero cambiare. La Basilese Assicurazioni sta conducendo un progetto pilota a nord delle Alpi per sperimentare la trasformazione dei chicchi di grandine in neve o pioggia. L’obiettivo? Ridurre, o addirittura impedire, gli eventi climatici violenti.
I risultati del progetto non sono ancora disponibili. Tuttavia, nella risposta all’interrogazione il Consiglio di Stato ha confermato che «valuterebbe con interesse questa metodica anche per possibili applicazioni sul nostro territorio, sempre che la stessa abbia risultati positivi e che l’UFAM (L’Ufficio federale dell’ambiente) confermi i risultati dell’analisi del rischio del 2017, che non lasciava prevedere effetti negativi per l’ambiente, gli organismi acquatici e il suolo nelle condizioni di spargimento a suo tempo utilizzate».
Ma andiamo con ordine. Beretta Piccoli e Ambrosetti avevano espresso i loro dubbi sui pericoli per la salute derivanti dalla tecnica cloud seeding e sulle difficoltà di controllare il suo utilizzo. La Legge federale sui prodotti chimici (LPChim) considera infatti ancora lo Ioduro d’argento quale composto pericoloso.
Nonostante questa sostanza rimanga «pericolosa per le acque sia a livello cronico che acuto», il CdS non prevede ulteriori controlli eccezionali (oltre a quelli già previsti). «Degli specifici limiti per l’Argento sono previsti quale esigenza particolare relativa alle acque di scarico provenienti da determinati settori industriali, che riguardano in Ticino di 6 aziende. Tali limiti, alla stregua di altre sostanze previste dall’OPAc, sono verificati regolarmente nell’ambito dei controlli delle aziende interessate. Inoltre, seppure in assenza di limiti specifici, l’Argento viene pure misurato con altri metalli pesanti nell’ambito del controllo della qualità delle acque di scarico di 91 aziende. Negli ultimi 5 anni sono state eseguite 662 analisi delle acque di scarico citate, con 11 lievi superamenti dei limiti contemplati dall’OPAc».
Viene precisato però che «l’Argento non è per contro misurato con le analisi volte a verificare la qualità dei corsi d’acqua, visto che non si tratta di un parametro stabilito dall’OPAc. Sarebbe invece controllato in occasione di eventi particolari, come in caso di sospetto inquinamento o a seguito di richieste pertinenti».
L’impiego di queste sostanze non richiede un’autorizzazione preliminare da parte del Cantone. «Le basi legali per il tema che qui ci occupa sono definite a livello federale. La LPChim e la Legge federale sulla protezione dell’ambiente LPAmb indicano che le limitazioni per l’utilizzazione o l’impiego di sostanze pericolose spettano al Consiglio federale. Sulla base di queste ed altre prescrizioni, il successivo controllo per l’impiego corretto spetta ai Cantoni».
Dal Palazzo delle Orsoline è giunta anche la conferma che non sono mai state fatte richieste per l’uso di queste sostanze recentemente e di conseguenza non è stato effettuato nessun controllo specifico. «A oggi, il Consiglio di Stato non ha indicazioni relative allo spargimento aereo di prodotti chimici in Ticino per prevenire i danni della grandine». La Basilese aveva confermato di non aver preso in considerazione il Cantone Ticino «per questo tipo di esperimento o attività». La società si era detta disponibile a informare per tempo i servizi cantonali nel caso in cui questa situazione fosse cambiata. A oggi non sono giunte comunicazioni», ha concluso il comunicato del CdS.