Il proprietario: «Sono rovinato, ho speso 2 milioni di franchi per fare i lavori». Il municipio: «In zona non edificabile».
VALCOLLA - «Non dormo, non ho neanche la forza di parlare, mi hanno distrutto». U.T. è un pensionato: parla con la voce rotta dall'emozione, quel tipo di emozione capace di trasformare in un baleno la tristezza nel più profondo scoramento e spezza anche le parole.
In questo momento non sente il rumore delle ruspe che - a qualche centinaio di chilometri da dove si trova adesso - si stanno preparando a spazzare via le sue proprietà (sono in svolgimento delle operazioni preliminari in vista dell'abbattimento di lunedì). Eh sì perché lassù, a quasi mille metri di altezza, in Valcolla, il silenzio dei monti sarà rotto da quello sinistro delle scavatrici.
Si parla di abusi edilizi, una di quelle storie piene zeppe di faldoni e farcite di incartamenti, tra gli andirivieni postali dei crudi rapporti epistolari tra gli uffici legali e quelli tecnici. Poi il contraddittorio a un certo punto si chiude, dentro le buste da lettera arrivano solo le copie delle ordinanze, preludio alle esecuzioni di abbattimento che troveranno nella mattinata di lunedì prossimo la data dell'inizio dell'opera di demolizione sul calendario.
«In questo momento sono a Zurigo - fa sapere con voce tremante U.T. - questa è una lunga storia, pagine e pagine di relazioni, lettere di avvocati, notti insonni. Non so perché ma sono tutti contro di me» si sfoga. E spiega di avere cominciato i lavori di costruzione «20 anni fa, quando il luogo era sotto il Comune di Certara. Si trattava di edifici centenari e io ho apportato delle modifiche. Ho speso tutti i miei risparmi, se ne sono andati via 2 milioni di franchi. E adesso mi distruggono tutto. Non so cosa dovrò fare adesso - dice - e dove andare con la mia famiglia».
Poi interrompe il racconto per qualche secondo ma lo riprende solo per dire che si ferma qui: «Scusate, ma non posso andare avanti a parlare, non ho la forza, non mi sento bene, scusate. Andate su a vedere quello che stanno facendo».
Lassù ci sarebbero tre manufatti che non avrebbero dovuto essere lì, secondo il Municipio di Lugano, come fa presente Filippo Lombardi, a capo del Dicastero sviluppo territoriale. «Ha costruito la casa e altri due manufatti fuori zona, senza licenza edilizia. Cioè, non so cosa ci vuole di più per l'abuso! Ed è da quattro anni che ha l'ordine di demolirle. Ha fatto anche, pensi lei, un bel bacino di ritenzione dell'acqua perché c'è una sorgente. Le sembra una roba normale? Cioè, ripeto, non lo so io cosa ci vuole di più per configurare un abuso grasso che va evidentemente sanzionato».
Al di là dell'abuso, Lombardi fa presente anche «l'atteggiamento tenuto in questi quattro anni» dal momento in cui U.T. riceve l'ordine di demolire: «Si è rifiutato, ha fatto ricorso al Consiglio di Stato che ci ha dato ragione, non ha rispettato neanche l'intimazione a non abitare più lì avuta due anni fa, continuando ad affittare un appartamento a un'inquilina. Ripeto, non si può costruire fuori zona edificabile».
Lombardi sa che sono stati segnalati altri abusi che riguardano altre costruzioni, ma conferma che «non c'è un piano di demolizioni. Man mano che veniamo a conoscenza, li valutiamo e ovviamente interveniamo. I casi sono diversi l'uno dall'altro, vanno valutati, discussi. Ci saranno dei casi dove sono possibili delle sanatorie, dove magari il proprietario stesso demolisce quello che è veramente eccessivo. Non abbiamo un programma di demolizioni a tappeto, però stiamo monitorando alcune situazioni».
Lunedì intanto la prima casa va giù.