I Cyber Falcons sono alla ricerca di sponsor, di accompagnatori volontari e soprattutto di una "casa". L'appello di due mamme.
LUGANO - A caccia di fondi. Ma anche urgentemente in cerca di una palestra nel Luganese. È la missione dei Cyber Falcons, una squadra di unihockey davvero particolare. I suoi componenti infatti sono tutti ragazzi in sedia a rotelle. «Attualmente ci alleniamo a Porza – spiega Michela Maggio, mamma di un atleta di nome Mattia –. È una bella struttura. Però non ci viene data la possibilità di lasciare in deposito le sedie a rotelle da gioco».
Le trasferte – Come si vede nel video proposto da tio.ch, il team è assolutamente affiatato. «Al momento facciamo solo competizioni in trasferta, prevalentemente oltre Gottardo. Ovviamente abbiamo tante spese da sostenere. Bisogna sempre affittare un furgone. E ogni volta che si gioca lontano da casa bisogna partire già il giorno prima. Perché altrimenti per i ragazzi una trasferta del genere dal punto di vista fisico sarebbe insostenibile».
Non solo svago – C'è chi è affetto da distrofia muscolare, chi da SMA, chi da altre patologie. «Questa squadra esiste dal 2021. È nata con lo spirito di dare uno svago a questi ragazzi. Non solo. Si voleva dare loro la possibilità di praticare uno sport di squadra. Cosa tutt'altro che evidente visto che nessuno dei giovani può correre».
La difficoltà di trovare una palestra – Una bella avventura. Piena di ostacoli. «Trovare una palestra non è evidente. Magari perché le strutture hanno dei gradini. Oppure non hanno i posteggi o uno spazio per depositare le carrozzine da gioco».
C'è chi dice no – I giocatori sono una decina e arrivano un po' da tutto il Ticino. «Dobbiamo tenere conto anche di questo. Non possiamo prendere una palestra a Mendrisio, purtroppo. Perché sarebbe troppo penalizzante per quelli che arrivano dal Sopraceneri. E viceversa. A volte ci sentiamo dire di no perché si preferisce agevolare chi abita in una determinata zona. È un po' frustrante perché significa non capire l'importanza del nostro progetto».
«Cerchiamo gente di cuore» – Dragana Racic Catani è mamma di Leo, un altro giocatore. Ed evidenzia un altro punto critico. «Idealmente ogni giocatore dovrebbe avere un accompagnatore volontario. I nostri sono ragazzi che hanno esigenze apparentemente banali, ma che non riescono a esaudire da soli. Purtroppo trovare volontari non è facile. I requisiti che cerchiamo? In realtà solo tanto, tanto cuore».
Una realtà da tutelare – La mamma di Leo fa notare un aspetto umano importante. «Una squadra del genere permette ai nostri figli di ritrovarsi una volta a settimana e di vivere la normalità dello sport di squadra. Condividere una passione. Vivere l'adrenalina di una partita. Dovreste vedere come sono gasati i ragazzi quando si va a fare un torneo. Siamo confrontati con giovani che fino a pochi anni fa l'unihockey se lo potevano solo sognare. È una realtà da tutelare. E da sostenere in tutti i modi».