La risposta di Bellinzona alla consultazione federale per la misura sull'IVA contro il turismo della spesa è per certi versi sorprendente.
BELLINZONA - Ticinesi con poco potere di acquisto. E il Consiglio di Stato di fronte alla consultazione voluta da Berna sull'eventualità di frenare la spesa oltre confine opta per lo status quo. Meglio non fare cambiamenti. Soprattutto in questo momento. Una risposta che fa infuriare Enzo Lucibello, presidente della DISTI, l'associazione dei distributori ticinesi.
Indignazione – «È uno scandalo. Si fa passare il messaggio che i ticinesi sono in difficoltà e che in questo momento è meglio lasciarli andare dove costa meno. Ma stiamo scherzando? Come DISTI ci stiamo già muovendo a livello nazionale».
L'idea – Dimezzare (da 300 a 150 franchi) il valore della spesa che va dichiarata in dogana per ostacolare, fra burocrazia e costi extra, il turismo degli acquisti oltrefrontiera.
Non ha mancato di fare discutere la misura del Dipartimento federale delle finanze (DFF) di Karin Keller-Sutter, inizialmente trapelata sulla stampa nazionale, poi confermata e infine ufficialmente al vaglio del Consiglio Federale con una procedura di consultazione che si concluderà, da calendario, il 15 marzo di quest'anno.
A iniziare un discorso in questo senso, per una tutela dei commercianti sempre in lotta con la concorrenza estera, sono stati soprattutto i cantoni di frontiera svizzero-tedeschi. Negli anni, infatti, cantoni come San Gallo, Turgovia e anche Basilea Città hanno incalzato il Governo affinché si muovesse. E così, infine, è stato.
Perché il Governo ticinese è stato chiamato in causa – E proprio ai Cantoni si ritorna, con Berna a chiedere un'opinione. Tra gli interpellati c'è anche il Ticino che ha risposto alle domande del DFF in data 17 gennaio 2024. La lettera può essere reperita sul sito del Cantone.
«Uno schiaffo» – Finora nessuno ne aveva ancora parlato. Lucibello rincara la dose: «Questo è uno schiaffo al commercio ticinese e a tutti i commercianti. In un momento in cui, tra l'altro, il franco forte ci penalizza. Non possiamo demonizzare chi per vera necessità fa acquisti in Italia, la povertà esiste anche in Ticino purtroppo. La politica però non può comportarsi così».
Ticinesi in difficoltà – La criticità, conferma la lettera firmata da Raffele De Rosa in veste di Presidente del Consiglio di Stato, riguarda il potere d'acquisto dei ticinesi: «Ci preme segnalare che, in questo preciso momento storico segnato da un generale aumento dei costi non sistematicamente compensato da un pari rialzo dei redditi, la riduzione della soglia in discussione rischia di causare un’ulteriore contrazione del potere d’acquisto dei cittadini», riporta lo scritto.
La decisione concorrente dell'Italia – L'Esecutivo cantonale, quindi, auspica «che gli effetti della diminuzione della franchigia vengano analizzati tenendo conto degli interessi sia dei commercianti sia dei consumatori».
Da considerare, inoltre, la «recente decisione dello Stato italiano relativa all’abbassamento della franchigia a partire dalla quale è possibile chiedere la restituzione dell’IVA».
Una nuova realtà, questa, con un tax-free dai 70 euro che non sta mancando di suscitare interesse da parte dei frontalieri della spesa ticinesi. E che è esattamente in concorrenza con quella al vaglio del Consiglio Federale.
«Nessuna progettualità da parte del nostro Governo» – Lucibello anche su questo aspetto non le manda a dire: «Le autorità ticinesi sembrano non avere alcuna progettualità. Ci vuole rispetto per i nostri commerci. Creano tantissimi posti di lavoro, generano investimenti, fanno girare l'economia in vari modi. Noi continuiamo a sensibilizzare la gente ticinese e guardate cosa fa il nostro Governo. Adotta un comportamento da Ponzio Pilato. Ammette che i ticinesi hanno problemi economici. Ma poi non fa niente per risolverli. Perché allora non abbassa le tasse cantonali ad esempio? O, se proprio vogliamo provocare in modo estremo, visto che in Italia costa meno perché non trasferisce anche l'amministrazione cantonale oltre frontiera?».
Anche la Federcommercio si preoccupa, il Consiglio di Stato risponde così
Non è solo la DISTI ad agitarsi per la risposta di Bellinzona a Berna, anche la Federcommercio ha voluto chiedere lumi a riguardo, con una lettera datata 29 gennaio 2024 alla quale il Consiglio di Stato ha risposto in data 7 febbraio.
«Confermiamo la nostra presa di posizione, che non si oppone di principio alla proposta di diminuzione del limite di franchigia. Riteniamo però corretto segnalare che le possibili ricadute positive per il commercio al dettaglio potrebbero nel contempo rappresentare un ulteriore aggravio per cittadini già confrontati con un generale aumento dei costi non sistematicamente compensato da un pari rialzo dei redditi», riporta la lettera che indirizza anche alle criticità sollevate da Federcommercio.
«Comprendiamo le preoccupazioni da voi sollevate», continua il documento , «consapevoli che il commercio al dettaglio ticinese sta attraversando un momento particolarmente difficile». In questo senso, l'Esecutivo cantonale aggiunge di aver «sempre dimostrato vicinanza al vostro settore», citando sia le modifiche alla Legge sulle aperture dei negozi, sia il «tangibile sostegno» fornito «in periodi particolarmente difficili come quello della pandemia».