Presidio di protesta degli studenti del DFA della SUPSI.
LOCARNO - «I tagli approvati da Governo e Parlamento mettono fortemente a rischio l’attrattività e la qualità della professione docente in Ticino, ponendo una seria ipoteca sulle condizioni di lavoro dei futuri insegnanti». A dirlo è il corpo studentesco del Dipartimento Formazione e Apprendimento (DFA) della SUPSI, che ha animato un presidio di protesta nella sede di Locarno in collaborazione con la VPOD e il SISA.
«Il mancato riconoscimento del carovita sui salari degli impiegati pubblici - si legge nella risoluzione approvata - peserà in modo particolare sui docenti neo-assunti, che entreranno in funzione con una scala stipendi non adeguata al forte aumento del costo della vita. Ciò avrà delle forti ripercussioni sulla loro carriera salariale: a titolo d’esempio, ricordiamo infatti che per un salario di 80'000 franchi, il taglio del carovita costerà ai dipendenti circa 1'100 franchi per un anno, 11'000 franci su 10 anni, 22'000 franchi su 20 anni, ecc. Una riduzione salariale molto preoccupante per chi si trova ad inizio carriera e assolutamente ingiustificata a fronte della situazione nel resto del Paese: il nostro è infatti l’unico cantone a non aver riconosciuto il rincaro sui salari, malgrado in numerosi casi si registrino deficit d’esercizio comparabili o superiori a quello previsto in Ticino».
La decisione parlamentare di bloccare la sostituzione del 20% del personale partente, estesa quest’anno anche al personale scolastico, costituisce «un altro cruciale fattore di allarme. I docenti che verranno abilitati quest’anno si apprestano infatti a concorrere per un numero di posti ridotto artificialmente da un’incomprensibile decisione politica, senza che sia riscontrabile un minor bisogno di insegnanti nella scuola ticinese». A tal proposito, «va ricordato che tale meccanismo, adottato per ridurre i costi dell’amministrazione statale, rischia di incrementare i costi sociali derivanti dalla disoccupazione dei docenti non assunti. Oltre a ciò, preoccupano fortemente le conseguenze sulla funzionalità e sulla qualità dell’insegnamento nelle scuole ticinesi: anche qualora si riuscisse ad assicurare la copertura di tutte le ore di materia (senza lasciare quindi nessuna classe priva dei propri docenti disciplinari), è fortemente probabile che si debba ricorrere ad un aumento del numero di allievi per classe, compiendo un grave passo indietro rispetto agli ultimi anni».
Per queste ragioni, oltre a esprimere la propria solidarietà con chi anima la protesta del 29 febbraio, gli studenti del DFA riuniti nel presidio di protesta rivendicano «il riconoscimento del rincaro integrale sui salari degli impiegati pubblici e la sostituzione integrale del personale partente nell’amministrazione e nella scuola».