La criptovaluta festeggia i 15 anni di esistenza. Lo scetticismo è ancora parecchio. Il parere di Filippo Franchini, educatore tecnico.
Bitcoin: tra grandi affari e fregature
LUGANO - Quindici anni di bitcoin. Ma la moneta virtuale, pur essendo affascinante, continua a fare storcere il naso a molti. Filippo Franchini, educatore tecnico alla Web3 Foundation di Zugo, ne è consapevole. «Il bitcoin era nato nel 2009 un po' come ribellione verso le banche».
Questo spirito ribelle però finora si è espresso a metà. O no?
«Dipende da come si guarda la cosa. È una questione di possesso. Quando affidi il tuo denaro alla banca, tu non lo possiedi veramente. Sai che la banca fa un servizio di custodia e nel frattempo trattiene interessi o investe. Il bitcoin non ha intermediari. È tuo e basta. Non c'è supervisione e le regole del gioco sono dettate da un codice».
Proprio questo aspetto però rappresenta qualcosa di angosciante. Se c'è un guaio bancario, si sa più o meno a chi rivolgersi. E se c'è un problema coi bitcoin?
«Non c'è qualcuno a cui rivolgersi. Nessuno con cui reclamare. I bitcoin sono sempre al sicuro all'interno di una blockchain, una struttura tecnologica che permette di salvare i dati in maniera irreversibile e di proteggerli con chiavi crittografiche».
Un meccanismo astratto che irrigidisce ancora molte persone.
«Lo capisco. Ma d'altra parte ci sono vantaggi enormi. Il rischio di cattive sorprese è minimo. Coi tuoi bitcoin nessuno può fare investimenti o prestiti. Sono lì e restano lì. E decidi tu quando o come usarli. Tra te e il tuo denaro c'è solo un codice in mezzo. Un codice che è talmente protetto da essere a prova di bomba».
I bitcoin non si possono prelevare. Anche la volatilità estrema è un aspetto critico.
«Li puoi però spendere. O investire. A Lugano ci sono già diversi commerci in cui si può pagare con i bitcoin. La volatilità estrema del mercato delle criptovalute è essenzialmente dovuta al fatto che si tratta di un mercato 50 volte più piccolo del mercato mondiale».
Lei ha citato il caso di Lugano. È ipotizzabile che in un futuro si possa pagare con i bitcoin ad esempio alla cassa di un supermercato?
«Certo. Non vedo problemi. È una questione di abitudine. All'inizio eravamo restii anche nei confronti di internet. Oppure dei pagamenti con la carta. Col tempo questi aspetti entrano a fare parte della nostra quotidianità».
Personalmente lei usa i bitcoin?
«A volte sì, l'anno scorso ho comperato una pizza a Lugano. Ma mi concentro più su altre criptovalute. Al momento ce ne sono oltre 15'000 di tipo diverso. Diciamo che questo settore si è evoluto tantissimo dal 2009 a oggi».
Se i bitcoin sono così comodi perché non li usiamo tutti?
«In Svizzera forse perché non ne abbiamo tanto bisogno. Il nostro è un Paese benestante. Il franco è forte. Pensate però ad esempio all'Argentina. Lì c'è un'inflazione spaventosa. Sono praticamente costretti a usare le criptovalute per salvare il salvabile».
In questi 15 anni ci sono state un sacco di persone che sono rimaste scottate dalle criptovalute.
«È vero. Ma perché si sono lanciate in progetti senza conoscere bene l'ambiente. Oppure sono state vittime di truffe e non sono stati capaci di individuarle».
La storiella della persona che con poco diventa milionaria ce la possiamo scordare?
«No. Se qualcuno fa investimenti consapevoli e mirati può davvero diventare molto benestante. Il bitcoin lo scorso anno valeva 15'000 franchi e ora 50'000, per esempio. Oggi ci sono diversi tipi di criptovalute con diverse utilità. È chiaro che per fare investimenti sensati o si hanno le competenze o ci si deve fare consigliare».
Spesso sul web appaiono annunci che incitano l'utente a investire.
«Ecco. Non cascateci. La rete è piena di trappole con promozioni ingannevoli. Prima di investire, studiate, cercate di documentarvi su ogni virgola che vi viene proposta. L'ignoranza in questo campo può davvero fare danni».
Ora si parla anche di bitcoin ETF. Che ne pensa?
«È una svolta importante per l'adozione del bitcoin e delle criptovalute. Gente comune che non deve necessariamente capire come comprare il bitcoin, ora può investire tramite banche. Questo però va contro l'idea e l'origine per cui il bitcoin è stato inventato»