Metà del lago è in mano ai privati. Ne parliamo con il consigliere nazionale Bruno Storni e con Carlo Zoppi (autore di un'interpellanza).
LUGANO - Le rive del Lago di Lugano sono tra le meno accessibili di tutta la Svizzera. Solo il 34,7% delle sponde del Ceresio, infatti, è a disposizione della comunità. Il motivo principale? Quasi la metà degli spazi vicino all’acqua, per l’esattezza il 48,5% secondo gli ultimi dati della rivista di architettura Hochparterre riportati ieri dalla NZZ, è in mano ai privati. Considerando che un altro 16,9% dello spazio è occupato da vie di comunicazione, al cittadino rimangono solo "le briciole" - per godersi il proprio lago.
Un dato, quello dello specchio d'acqua luganese, che non sorprende. Tanto che la tematica sull'accessibilità (ridotta) alle rive del Ceresio - soprattutto nelle aree urbane - è di recente finita in un'interpellanza al Municipio di Lugano griffata dai consiglieri comunali Carlo Zoppi, Raoul Ghisletta, Tessa Prati (PS), Demis Fumasoli (FA) ed Edoardo Cappelletti (PC). Per questo abbiamo deciso di sentire il primo firmatario del testo, Carlo Zoppi, per un commento.
«Non devono più essere un privilegio per pochi»
«Questo studio dimostra ancora una volta quello che si sapeva già da tempo. Negli ultimi anni è infatti emersa sempre più forte l'esigenza dei cittadini e dei visitatori di poter accedere con maggiore facilità ai nostri laghi. Prova ne è che le opere di rinaturalizzazione fatte alla Foce riscuotono un grandissimo successo. Questi accessi sono limitati solamente a pochi punti che sono spesso sovraffollati e poco piacevoli da utilizzare».
Ed è qui che deve intervenire la politica. Per fare in modo che gli attuali dodici chilometri di riva accessibili in maniera diretta (sui sessanta totali) vengano rivitalizzati e ampliati. «A breve termine - sottolinea Zoppi - i Comuni devono massimizzare gli spazi disponibili e rinnovare gli accessi per renderli più piacevoli, sicuri e accessibili. Modificando le rive o con installazioni galleggianti o ancorate ai margini. Come per la passeggiata lungo Villa Favorita ad esempio».
A lungo termine, invece, per Zoppi ci sarà bisogno «di un’azione politica incisiva» a livello di Confederazione e cantoni. «Altrimenti - conclude - le cose non potranno migliorare. La privatizzazione delle rive dei laghi non può essere mantenuta. Si tratta di un privilegio per pochi che toglie accessi alla popolazione».
«Manca il coraggio»
La pensa allo stesso modo anche il consigliere nazionale del PS Bruno Storni, che da anni si batte per un accesso «libero» e «per tutti» alle spiagge dei nostri specchi d'acqua. «Purtroppo in Ticino abbiamo lasciato i nostri due bellissimi laghi, che caratterizzano fortemente il paesaggio, troppo a lungo a discrezione di privati facoltosi». Per Storni manca di fatto il coraggio. «Siamo troppo servili e pur avendo buone intenzioni - conclude il deputato socialista - non agiamo con sufficiente determinazione per recuperare le rive dei laghi e metterle a disposizione della popolazione».