Non è il caso di Viviana Gnesa, già in Piazza Governo alle 10 di mattina. Enrico Quaresmini (ErreDiPi): «Forti pressioni e minacce velate».
BELLINZONA - Il timore di scioperare anche solo per dieci minuti. Nella grande giornata di mobilitazione per il servizio pubblico emerge anche questo. Se da una parte saranno migliaia gli impiegati statali ticinesi che si attiveranno in questo giovedì 29 febbraio, dall'altra saranno in diversi anche quelli che resteranno nell'ombra. «Ci sono state pressioni a vari livelli – sostiene Enrico Quaresmini, portavoce della rete ErreDiPi –. Con anche minacce velate. C'è chi ha fatto passare il messaggio che "gli statali scioperanti" potrebbero pagarla cara alla prossima votazione su un tema che li riguarda».
La testimonianza: «Massima libertà per me» – Ore 10, Piazza Governo a Bellinzona. È da qui che i rappresentanti sindacali aprono il collegamento streaming con tutto il Ticino, in attesa del maxi corteo previsto dalle 17 in Viale Stazione. Sul posto c'è Viviana Gnesa, dipendente statale che lavora all'archivio cantonale. «Ho chiesto al mio capo ufficio di potere scioperare. Mi è stata data massima libertà. Ovviamente so che non sarò pagata per il tempo in cui non lavorerò. Ma trovo sia importante esserci».
«Giusto risparmiare, ma non così» – Gnesa spiega il suo punto di vista: «Noi statali siamo visti apparentemente come dei privilegiati. Eppure sono anni che le condizioni lavorative peggiorano. Il settore pubblico non può dare il cattivo esempio al privato. Sulle decisioni prese dal Governo ritengo che il mancato rincaro sia una cosa aberrante visti i maggiori costi a cui la popolazione deve fare fronte. Anche la non sostituzione del 20% del personale partente trovo sia scellerata. La classe politica faccia dei tagli ponderati. Siamo coscienti che bisogna risparmiare. Ma con lungimiranza».
«Una parola ancora tabù» – Quaresmini intanto contestualizza. «L'invito a scioperare è in particolare dalle 15 alle 17. Poi ci sarà la manifestazione di massa. Perché solo due ore? Il Ticino è un posto in cui la parola sciopero è ancora tabù. Un diritto? Sì. Ma poi te lo fanno pesare. Dà fastidio in particolare la discussione che c'è attorno a questa giornata. È stato fatto un terrorismo contabile, si dice che non ci siano soldi quando poi a ben vedere non è così».
«Se non ci facciamo sentire non cambierà mai nulla» – E poi c'è chi sostiene che non valga la pena manifestare o scioperare perché tanto è già tutto deciso. «Anche questa è una voce che gira – replica Quaresmini –. Premetto che personalmente questo sciopero l'avrei fatto già diversi mesi fa. Il preventivo 2024 è stabilito? Sì. Ma se non ci facciamo sentire non cambierà mai nulla. Manifestiamo e scioperiamo per il presente, ma anche per il futuro».
Alcuni hanno troppo lavoro – Tra i dipendenti amministrativi c'è anche chi non sciopera perché ha troppo lavoro. Lo racconta un impiegato che desidera restare anonimo. «Perdere mezza giornata per scioperare significa lasciare accumulare diverso lavoro. E poi ce lo ritroviamo sulla scrivania il giorno dopo. Alcuni inoltre non possono scioperare perché hanno una mansione delicata e sono "costretti" a restare in presenza».