Quali sono le posizioni dei partiti (con qualche sorpresa) e dei cantoni alla proposta di dimezzamento del valore sottoposto a Iva.
BERNA - È un argomento piuttosto caldo, qui in Ticino, quello della misura ventilata in quel di Berna di una possibile dimezzamento (da 300 a 150 franchi) del valore degli acquisti all'estero esenti da IVA, e quindi dalla dichiarazione in dogana.
Un'idea nata proprio in seno al DFF di Karin Keller-Sutter, che punta apertamente a disincentivare il turismo della spesa nei cantoni di frontiera.
Dopo che l’indiscrezione di questa novità era arrivata sulle pagine dei giornali d'Oltralpe, ecco arrivare anche la conferma da parte di Berna e l'inizio di una procedura di consultazione che dovrebbe - stando al calendario ufficiale - concludersi settimana prossima, ovvero il 15 marzo.
Non manca moltissimo, quindi, ma come sta andando questa consultazione? Ha provato a capirlo il TagesAnzeiger che ha fatto un po' il punto della situazione riportando le prese di posizioni giunte finora da partiti e cantoni.
Partendo dalla politica, gli apertamente favorevoli alla misura ci sono Udc e Plr. I democentristi se la giocano sul protezionismo, confermando che «con gli acquisti all'estero meno vantaggiosi, più svizzeri che abitano nei cantoni di confine decideranno di tornare a fare la spesa nei nostri negozi».
Sulla medesima falsariga i liberali che aggiungono anche il beneficio legato all'IVA: «che consentirà di aumentare le entrate, in un periodo finanziariamente fosco per la Confederazione», l'importante è che la procedura di dichiarazione venga snellita. L'idea della Confederazione è quella di puntare sull'app di sdoganamento QuickZoll (l'abbiamo provata anche noi di tio.ch, proprio qui).
Al momento il Centro non si è ancora pronunciato (anche se, vista la posizione degli altri partiti borghesi, si sospetta che si esprimeranno a favore), mentre i Verdi liberali hanno confermato la loro intenzione di non prendere posizione.
Lo ha fatto il Partito socialista e in direzione apertamente contraria: «Per molte persone è importante poter fare acquisti all'estero, a causa dei prezzi svizzeri più alti e non possono permettersi di fare altrimenti». I socialisti, inoltre, riportano in campo il «mostro burocratico» già paventato dalla Protezione svizzera dei consumatori.
Passando invece per i cantoni, qui la maggioranza è abbastanza netta. Cantoni di frontiera come San Gallo e Turgovia sostengono la stretta (erano stati i primi a iniziare il “pressing” in parlamento). D'accordo anche Sciaffusa, Appenzello (Esterno e Interno), Berna, Friburgo e Neuchâtel.
La posizione di Basilea Città è invece interlocutoria: ritiene che la misura sia complicata, facilmente aggirabile e a rischio boomerang con persone «che si recano più volte a settimana all'estero per fare più spese di minore entità».
Per quanto riguarda il Ticino, come abbiamo già scritto proprio qui su tio.ch, la posizione presa dal Consiglio di Stato è stata abbastanza interlocutoria: non schierandosi in maniera apertamente contraria alla misura ma rendendo attenta Berna della possibilità che la stessa finisca per incidere in maniera importante sul potere d'acquisto di molti ticinesi.
Contrari Glarona e Nidvaldo. Zurigo, Ginevra e Basilea Campagna - invece - non hanno ancora risposto.
Infine le associazioni, apertamente ostile la già sopracitata Protezione svizzera dei consumatori. Alzano la “posta”, invece, la Swiss Retail Federation e l'Unione Svizzera dei Contadini che chiedono un abbassamento ulteriore da 150 a 50 franchi. Gastro Suisse, dal canto suo, propone 100 franchi.