Pochi turisti per una Pasqua uggiosa? Mancano attività al coperto attrattive? La ricetta di Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino.
LUGANO - «Sono stanco di sentire dire che la nostra offerta turistica è competitiva solo col bel tempo». Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino, "corregge" l'ex presidente locale di hotelleriesuisse Lorenzo Pianezzi. Le dichiarazioni di Pianezzi a tio.ch non sono passate inosservate. E la replica di Stauffacher è secca: «Basta luoghi comuni».
Quindi lei non ritiene che si debbano fare investimenti nelle attività indoor?
«Certo che sarebbero utili. Quello che non mi trova d’accordo è sostenere che in Ticino non ci sia niente da fare. Sarebbe il momento di fare un fronte unito fra tutti gli attori dell’ospitalità e uscire da questo meccanismo. Si continua a citare la vicina Como. Cosa pensate che abbiano fatto lì per avere successo? Niente che non si possa fare anche qui: investimenti e collaborazioni con i privati. Ricordiamoci che i primi a beneficiare di una situazione turistica florida siamo noi ticinesi stessi e tutti insieme abbiamo il dovere di lavorare per creare attrattività partendo da quello che abbiamo in casa».
E il Ticino cosa ha in casa?
«Il Ticino ha tutte le carte in regola: tanta natura e tanta cultura, musei e benessere, enogastronomia e shopping. Cosa fa un turista quando piove? Statisticamente passa molto più tempo del normale a tavola. Oppure si rifugia nei commerci. Pensate che un turista che va in Toscana si disperi per il maltempo? Non credo proprio. Perché laggiù è pieno di cantine, di esperienze enogastronomiche, considerate parte integrante della cultura del luogo. Anche il Ticino ha questa materia prima. Ma non la si spinge e non la si comunica abbastanza».
La ristorazione ticinese sarebbe pronta per una svolta simile?
«Certo che sì. La qualità esiste già, solo che bisogna rendersene conto. È in queste situazioni che si possono inventare delle promozioni, delle offerte. Insomma fare in modo di venire ricordati per un sorriso e per un momento di spensieratezza; non per essersi lamentati del tempo».
Gli albergatori cosa dovrebbero fare?
«Ad esempio fare in maniera che ci siano delle attività speciali per intrattenere l’ospite. Gli ospiti si affezionano quando vengono coccolati e da un momento di difficoltà si possono creare nuove opportunità, creare dei rapporti di fiducia. Bisognerebbe solo essere più uniti e convinti delle nostre possibilità, ma soprattutto sapere sorprendere».
Improvvisare una cosa del genere su due piedi non è facile ora.
«Infatti va pensata in ottica futura. Si deve confezionare e promuovere il prodotto enogastronomico ben prima della stagione di punta. Poi se arriva la pioggia, poco male, hai il tuo jolly da giocare. Se un turista sa di essere coccolato e che ha a disposizione un ventaglio variegato di esperienze, perché dovrebbe riflettere sul meteo?»
Belle idee. Un turista però non può mangiare e bere tutto il giorno. Dopo un po' si annoia.
«A parte il fatto che in vita mia a tavola non mi sono mai annoiato, è il contesto che occorre creare. Se un turista sa che il Ticino ti offre la possibilità di fare un corso di yoga suggestivo, un corso di enologia o altro ancora, ci vai lo stesso, indipendentemente dal tempo. E devono essere albergatori e ristoratori a spingere queste idee complementari».
Lei parlava di Como. C'è un problema di differenze di prezzi forse?
«Non scherziamo. Dipende solo da che fascia di clientela stiamo analizzando. In centro a Como ad esempio alcune strutture e ristoranti non sono assolutamente a buon mercato. È una realtà che conosco bene. Quella dei prezzi è una scusa. Il nostro turista è sensibile non solo al prezzo ma anche ad altre variabili: la qualità su tutte. Siamo noi che dobbiamo smetterla di sminuirci. Abbiamo la nomea di una destinazione in cui si mangia bene. Cavalchiamola».