Commerci in crisi nella Capitale? Non è solo colpa dei clienti e dell'online. Turisticamente la Città può permettersi questa situazione?
In un video lo sfogo di chi lotta tutti i giorni, di chi ha alzato bandiera bianca e di chi cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno.
BELLINZONA - La storia (triste) si ripete nella Capitale ticinese. Cinque commerci bellinzonesi hanno annunciato la loro chiusura nelle ultime settimane. Altri sono in bilico. Uno choc per una Città che vuole essere ancora più turistica, sfruttando il suo potenziale medievale e la presenza dei castelli.
Affitti e burocrazia – Ma è solo colpa dei clienti in calo, della ridondanza dell'offerta e della concorrenza dei negozi online? A quanto pare no. Ed è Claudia Pagliari, presidentessa della Società commercianti di Bellinzona e titolare di un negozio di abbigliamento, a puntualizzarlo. «Gli affitti sono ancora troppo cari. E noi siamo immersi nella burocrazia e massacrati dai costi».
Mani legate – Non il massimo se si pensa alle ambizioni turistiche della Capitale. Juri Clericetti, direttore dell'Organizzazione turistica regionale Bellinzona e Valli, si sente un po' con le mani legate: «Noi possiamo aiutare i commerci nella promozione generale. Però tutto quello che riguarda i costi e le procedure è di competenza politica. I commerci locali sono importanti. Perché preservano un'autenticità caratteristica del luogo».
Cosa si può fare nel concreto – E cosa potrebbe fare la politica per venire incontro ai piccoli negozianti? Gloria Zingali, figlia di Claudia, è esplicita: «Le piccole imprese necessitano di agevolazioni. Meno burocrazia e meno tasse. Paghiamo tanto. E abbiamo veramente parecchie cose amministrative a cui badare. Spesso per starci dietro dobbiamo trascurare l'attività nel negozio. Non è normale. Questo ricade su tutto».
Quella merce "ferma" – Claudia Pagliari riprende: «Noi abbiamo un magazzino pieno di merce, anche come conseguenza del periodo pandemico. Su questa merce "ferma" ci tocca pagare delle tasse. E si tratta di merce che abbiamo già pagato».
Spazi esterni – Occhio anche alla merce esposta all'esterno del negozio. Se si sfora coi centimetri, il Comune batte cassa. «Puoi mettere la merce fuori – commenta Gloria –. Ma a pagamento. È terreno pubblico. Costa abbastanza, sì. Ci sono giusto 50 centimetri di tolleranza, poi si paga. Un po' più di flessibilità non guasterebbe».
La delusione di chi chiude – Tra i negozi che chiuderanno c'è "Il Fiore" di Nadia Pesenti. Un'attività commerciale floreale molto simpatica. Nadia sospira: «Chiudo per un mix di fattori. Sicuramente anche per l'aumento delle spese».
«Alptransit riapre, facciamoci trovare pronti» – Clericetti non nasconde la sua preoccupazione. «Per il commercio in generale. E poi perché rischia di mancare poi un'offerta adeguata per il turista che ci rende visita. Tra qualche mese riaprirà il tunnel ferroviario di Alptransit. Bisogna essere pronti. Sicuramente le istituzioni possono fare qualcosa per ridurre costi e burocrazia. È un auspicio per il bene di tutti».