Parte, e si muove, sui social l'attivismo di alcuni ragazzi sul sottile confine del reato: «Portiamo avanti un'idea e un messaggio».
Si coordinano su Instagram per “acchiappare” i pedofili sui social network, fissano con loro un appuntamento e poi - al momento dell'incontro - li umiliano pubblicamente per farli confessare.
È questo il modus operandi di un gruppo di minorenni ticinesi che emulano così le gesta di un noto attivista neonazista russo. A riferirne è la radio web ticinese Radio Gwendalyn.
«È iniziato tutto quando un 35enne ha iniziato a tampinare una mia amica mandandogli foto di nudo e chiedendole di fare sesso», racconta uno dei membri del gruppo ai microfoni di Gwen, «lei mi ha detto: “Puoi fare qualcosa?”. Allora mi è venuta questa idea, avevo visto i video di Tesak (l'attivista in questione, ndr.) e quindi abbiamo pensato: "Proviamo a farli anche noi”».
Le "imprese" di questo gruppo sono poi immortalate in video e condivise, sempre su Instagram, in una pagina privata.
Crescendo con i social in pugno, quella dei predatori pedofili è un'ombra molto presente, anche in Ticino: «A me personalmente è capitato che un pedofilo mi contattasse su TikTok quando avevo solo 8 anni, l'ho subito bloccato».
Perché non segnalare o denunciare questi tentati adescamenti alla polizia? La risposta è la sfiducia: «In un caso ci abbiamo provato, ma purtroppo non ha portato a niente», spiegano.
E il fatto che quello che fanno, in alcuni casi travalichi nel reato? «Certo, ma per noi conta di più l'azione che portiamo avanti, l'idea e il messaggio».
Proprio in relazione alle loro azioni, i ragazzi confermano sempre a Radio Gwendalyn, la decisione in futuro di alleggerire i toni dei loro interventi senza però venire meno all'intenzione originaria.