È quanto emerge dai dati presentati dall'EOC. Paolo Sanvido, presidente del cda: «Tutto in casa. Meglio di noi solo Ginevra e Berna».
LUGANO - A sancirlo è l’Ufficio Federale di Statistica. Pare essere finita l’era in cui i ticinesi fuggono oltre Gottardo per farsi curare. È quanto emerge dal rapporto annuale 2023 dell’Ente Ospedaliero Cantonale presentato oggi, venerdì, a Lugano.
«Solo il 5,6% si cura fuori cantone» – «La percentuale di residenti in Ticino curati in ospedali fuori cantone è tra le più basse in assoluto – sostiene Paolo Sanvido, presidente del consiglio d’amministrazione –. Appena il 5,6%, il valore più basso dopo Ginevra (4,6%) e Berna (5,4%). Nel Canton Zurigo, ad esempio, i residenti che si curano altrove sono il 10,5%». Va comunque specificato che nella percentuale di ticinesi curati in loco vanno inclusi anche coloro che si rivolgono alle cliniche private.
Quante entrate al Pronto Soccorso – Il direttore generale Glauco Martinetti evidenzia come a crescere sarebbe stata sia la qualità delle prestazioni, sia delle infrastrutture. Insomma, i ticinesi si fiderebbero dei propri ospedali. «Lo si intuisce anche dalle cifre sui servizi di pronto soccorso. Nel 2023 il numero di entrate ha superato le 133mila unità. Significa che in Ticino l'EOC si fa carico quasi totalmente della medicina d’urgenza».
Sempre più pazienti ambulatoriali – Il 2023, anno di insediamento del nuovo consiglio d'amministrazione, conferma il trend dell'aumento dei pazienti in degenza negli ospedali EOC: oltre 44mila. Le prestazioni ambulatoriali intanto subiscono un impennata del 5,9% rispetto al 2022, passando a ben 637mila.
L'effetto dell'inflazione – Sul fronte finanziario, l'EOC chiude l’anno con un attivo di poco superiore ai 3 milioni di franchi. Ottenuto solo grazie all’impiego di parte del fondo di accantonamento, a fronte di un risultato di esercizio in perdita per 18,8 milioni. Martinetti sottolinea: «Dobbiamo riflettere su questo risultato. La crescita dei costi per effetto dell'inflazione ha messo a dura prova il nostro bilancio. Ad esempio con l’impennata dei costi per l’energia (+ 95%). Nel frattempo da anni le tariffe ospedaliere non vengono rivalutate in rapporto all’inflazione. Tanto che oggi possiamo tranquillamente parlare di sottofinanziamento per varie prestazioni».