Diversi enti hanno lanciato oggi un appello contro i tagli al personale scolastico e sociosanitario.
BELLINZONA - «Nell'800 un Ticino poverissimo aveva deciso di investire nella scuola per aiutare bambini, giovani e famiglie a uscire dalla povertà finanziaria e morale. La storia ha dato ragione alla politica di allora. Oggi stiamo per compiere il passo contrario, adottando un precedente preoccupante». È con queste parole che diversi enti - il primo firmatario CCG (Conferenza Cantonale dei Genitori) insieme a Pro Juventute Svizzera Italiana, Pro Familia Svizzera Italiana, VASK TICINO (Associazione familiari e amici delle persone con disagio psichico), ATGABBES (associazione ticinese di genitori e amici dei bambini bisognosi di educazione speciale), ASPI (Fondazione della Svizzera italiana per l’Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell’Infanzia), ATFMR (Associazione Ticinese Famiglie Monoparentali e Ricostituite), ATFA (Associazione Ticinese Famiglie Affidatarie), ADAT (Associazione DSA e ADHD Ticino), FAMIGLIE ARCOBALENO (Associazione genitori omosessuali), FAFTPLUS (Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus) e CEMEA (Centri d’esercitazione ai metodi dell’educazione attiva) - chiedono alla politica «di rinunciare ai tagli di personale nel settore scolastico e sociosanitario» e che in futuro le decisioni che riguardano compiti pubblici essenziali per la popolazione, «maturino sempre attraverso iter basati su analisi approfondite» e «un dibattito pubblico informato» che includa le parti interessate.
Gli enti criticano, ovviamente, il taglio al personale scolastico e sociosanitario deciso dal Gran Consiglio per risanare le finanze cantonali a partire dal 2024. «Toglie - sottolineano - risorse alla scuola pubblica, che deve rispondere ai bisogni di tutti gli allievi, anche di quelli con bisogni particolari, e al settore sociosanitario, che deve avere risorse adeguate alla presa a carico dei giovani con gravi problemi di salute mentale».
Per la Conferenza Cantonale dei Genitori e gli altri firmatari, quello compiuto dal Parlamento è «un passo nella direzione sbagliata», perché in questi ambiti «ogni mancata risposta a bisogni quotidiani essenziali aumenterà difficoltà e sofferenze tra le famiglie, peggiorando la qualità di vita della società ticinese». «Siamo già una regione fortemente anziana e con bassa natalità, non ci possiamo permettere di diventare meno attrattivi per giovani e genitori», precisano gli enti che hanno sottoscritto questa presa di posizione. «L’incertezza sulla disponibilità di risorse pubbliche nello Stato, sui contenuti e l’esito delle future discussioni sul preventivo 2025 e possibili ulteriori tagli a servizi essenziali per le famiglie - rincarano la dose - è fonte di ulteriore preoccupazione e deve far riflettere tutti. I firmatari del presente appello pubblico chiedono a politica e istituzioni un ripensamento immediato, e che in nessun caso si risanino le finanze a spese dei più deboli».
Gli enti concludono ricordando che i compiti pubblici essenziali «non possono essere oggetto di decisioni lineari o repentine», ma bensì «poggiare su analisi, ascolto e un dibattito pubblico informato che comprenda l’interesse generale e i bisogni della popolazione».