Scelta di dubbio gusto in un noto bar periferico. Intanto su emblemi nazisti e fascisti a livello federale si chiedono regole più severe.
La consigliera agli Stati: «Recrudescenza di comportamenti legati all'odio». L'antropologo: «Ma non confondiamo apologia con idiozia».
LOCARNO - L'anno è il 2024, quindi non siamo di fronte a un cimelio d'epoca. Il mese è quello attuale. C'è uno sfondo tricolore. Ci sono immagini in bianconero. E c'è un po' di storia. Sembra un calendario folkloristico quello appeso da parte al bancone di un noto bar della periferia Locarnese. A turbare più di un cliente tuttavia è il personaggio, noto in tutto il mondo, protagonista del calendario: Benito Mussolini.
Le regole attuali – La questione non è banale. Ed è di strettissima attualità. A livello nazionale infatti la Svizzera sta discutendo se e come introdurre regole più severe per chi evoca emblemi nazisti o fascisti. L'uso di questi simboli, al momento, è punibile solamente quando è usato come propaganda.
La reazione – Contattata da tio.ch, una delle responsabili del bar di Locarno ha dapprima negato la presenza del calendario. In seguito, quando le è stato spiegato che fino a due giorni prima era stato notato appeso, ha comunicato che è sparito dalla parete.
«Il Governo stabilisca cosa è ammissibile» – In futuro situazioni come questa potrebbero essere vietate o punite dalla legge? Céline Vara, consigliera agli Stati neocastellana, si sta occupando del tema a livello federale. E spiega: «Toccherà al Governo redigere un progetto di legge e stabilire in linea generale cosa sarà ammissibile e cosa no. In ogni caso oggi abbiamo bisogno di regole più severe e più chiare sui comportamenti che incitano all'odio».
«Recrudescenza» – Le vicende internazionali degli ultimi anni (ad esempio in Ucraina o nella Striscia di Gaza), con i relativi estremismi, hanno riportato la questione sotto la lente. Vara non nasconde la sua preoccupazione: «Attualmente stiamo assistendo a una recrudescenza di comportamenti legati all'odio nei confronti di determinate popolazioni, in particolare gli ebrei. Non possiamo permettere che la situazione peggiori. Spetta a noi proteggere queste minoranze».
«A volte è solo stupida nostalgia» – Paolo Campione, antropologo, intende contestualizzare. «Quando si legifererà – dice – bisognerà stare attenti a non confondere l'apologia con l'idiozia. In alcune circostanze, quando si è confrontati soltanto con una stupida nostalgia, l'individuo può semplicemente essere ricondotto alla ragione. Non serve punire. Diverso invece il discorso quando si ha a che fare con simboli che davvero inneggiano a determinate ideologie. Lì la sanzione ci deve essere».
«La vera sfida» – Secondo l'antropologo la vera sfida non è tuttavia nel redigere leggi più chiare sul tema. «La società contemporanea è confrontata con espressioni di malessere. Alcune palesi, altre nascoste. Sono sintomi. Cosa nasconde il malessere? Siamo in grado di capirlo? Siamo pronti a curare le tendenze totalitarie? Le nuove generazioni sono preparate per combattere le ideologie violente?».