La portavoce: «Al momento non possiamo dire quali regioni o filiali saranno interessate. Se ne saprà di più da luglio»
Un annuncio in parte atteso, ma di quelli che risuonano comunque come uno scossone. La Posta, che a inizio anno aveva già annunciato misure di risparmio pari a circa 43 milioni di franchi, ha deciso di portare a 600 il suo "parco filiali". In soldoni significa un taglio di circa 170 uffici. Secondo il sindacato syndicom, la decisione porterà all’«irrimediabile perdita di centinaia di posti di lavoro».
Tutto questo come si ripercuoterà sulla realtà ticinese? Abbiamo provato a chiederlo alla portavoce de La Posta Svizzera, Nathalie Dérobert.
Come mai la decisione di sopprimere ben 17 filiali?
«Negli ultimi anni le operazioni allo sportello sono diminuite in maniera costante. Particolarmente significativa è stata la contrazione nel traffico dei pagamenti allo sportello, superiore al 50% negli ultimi cinque anni. La Posta si adegua alle mutate esigenze dei propri clienti. Se questi diventano più flessibili e utilizzano più strumenti digitali nella loro vita quotidiana, la Posta è chiamata a rispondere a questa nuova domanda. In generale, la Posta ambisce a una combinazione bilanciata di punti di accesso: filiali gestite autonomamente, filiali in partenariato - modello ormai ben collaudato -, e ulteriori punti di accesso (My Post 24, My Post Service e punti clienti commerciali».
Cosa accadrà in Ticino?
«Al momento non possiamo dire quali regioni o filiali saranno interessate. A partire da luglio, in collaborazione con i Cantoni e i Comuni interessati, cercheremo la migliore soluzione possibile, in grado di continuare a soddisfare le esigenze della clientela. L’obiettivo è di adeguare la rete alle esigenze e quindi alle abitudini dei clienti entro la fine del 2028».
Tagli in vista, dunque?
«In linea di principio, continueremo ad assumere nuove figure e a formare e perfezionare il personale esistente. È importante ricordare che stiamo procedendo per gradi e che le trasformazioni delle filiali saranno distribuite sull’intera durata del periodo strategico (fino alla fine del 2028). Questo ci permette di discutere la situazione con i Comuni e di determinare il fabbisogno di personale all’interno del settore, ma anche a livello interregionale».
Ma se si chiudono così tante filiali qualche posto di lavoro salta di sicuro...
«Una riduzione nel numero di filiali gestite in proprio comporta un taglio dei posti di lavoro. Tuttavia, nel breve e medio termine prevediamo un maggiore reclutamento anche nella rete, in particolare per far fronte ai futuri pensionamenti e alla naturale fluttuazione fino alla fine del 2028. In tutti i casi, discuteremo la situazione concreta con il personale interessato, nonché con i Comuni e i Cantoni e le parti sociali».
Avete già calendarizzato i prossimi passi?
«Da luglio contatteremo i singoli Comuni, non sappiamo ancora esattamente quando i risultati di questi colloqui potranno essere comunicati alla popolazione. Comunque comunicheremo in modo puntuale e trasparente attraverso informazioni mirate alla clientela, eventi informativi presso le filiali interessate e su posta.ch/regioni».
Quale pensate che sarà la reazione della popolazione a questi cambiamenti?
«Vogliamo rassicurare la popolazione: continueremo ad avere una rete stabile, che conterà 2000 filiali servite, di cui 600 saranno gestite in proprio e fungeranno da colonna portante. Vogliamo restare vicini alle persone, anche in futuro. Continueremo dunque ad offrire anche punti di accesso fisici».