La ricetta per un "rinascimento" del settore turistico ticinese esiste. Per Dany Stauffacher è quella di «soldi, cuore e fierezza».
LUGANO - «Soldi, cuore e fierezza di essere ticinesi». È questa la ricetta per far decollare il turismo anche in Ticino. “Anche” perché mentre i freddi numeri indicano come in quasi tutta la Svizzera la stagione invernale ha fatto registrare un nuovo record di pernottamenti, in Ticino sono invece mancati all'appello 36mila turisti. E anche la stagione alle porte non promette bene.
A spiegare le ragioni di questa crisi ma soprattutto a stimolare una sorta di "rinascimento" turistico ticinese è Dany Stauffacher, CEO di Sapori Ticino.
Si parte, ovviamente e inevitabilmente, dai soldi. Le risorse vanno cercate e «si devono recuperare con progetti mirati coinvolgendo i privati. Faccio un esempio citando quanto avviene da anni nella vicina Como che, con la bellezza del suo lago, ma non solo, è diventata una meta turistica dal richiamo mondiale. Proprio in riva al Lario da molti anni opera un’associazione che promuove il turismo. Si tratta di “Amici di Como”, che riunisce oltre 100 grandi imprenditori del territorio (ognuno versa una quota annua) per sviluppare progetti turistici e non solo. Ovvio che avere risorse extra - rispetto a quanto fanno e mettono a disposizione gli enti preposti - è decisivo. C'è bisogno dunque di imprenditori coraggiosi e lungimiranti».
Questo è solo un primo spunto per puntare a risvegliare un settore che invece sul Ceresio sembra «aver perso slancio, cuore e lungimiranza. Per ripartire sarebbe fondamentale creare un centro di competenze costituito in minima parte da esponenti del mondo politico e in larga parte da operatori del settore, da chi sa cosa bisogna fare per rendere attrattivo il Ticino. A loro in primis il compito di studiare cosa fare e cosa proporre», aggiunge Stauffacher che sottolinea come lui stesso stia inoltre osservando «un venir meno della fierezza di essere di Lugano o ticinesi. Manca lo slancio di chi qui vive e lavora nel buttare il cuore oltre l’ostacolo, ovvero, traducendo, nel fare di tutto per rendere attrattivo il territorio. Non c’è il classico gioco di squadra», puntualizza.
Il pericolo è che siano molti quelli che si accontentano in qualche modo di avere le strutture prenotate e basta. «Purtroppo ciò è rischioso. Perché se non si rende irripetibile l’esperienza, poi il visitatore non tornerà». E ancora una volta le cifre sono utili: l'Osservatorio del turismo dell'USI ha infatti evidenziato come ci sia stato, per il mese di aprile, un calo (rispetto al 2023) degli arrivi (-13.3%).
E allora? «Uno dei segreti (a lungo sostenuti da Stauffacher) è, ad esempio, quello di puntare sul settore enogastronomico anche perché il turista passa sempre più ore seduto a tavola, specie se dovesse incappare in giornate di cattivo tempo. E lì bisogna lavorare. La qualità da noi esiste. Si devono dunque invogliare le persone, inventare delle promozioni, delle offerte. L’albergatore deve avere iniziativa. Se la giornata è brutta, ad esempio, starà a lui presentare agli ospiti degustazioni nelle cantine, assaggi, tour, lezioni. È solo un’idea», aggiunge. «Insisto, se il turista si trova a Lugano in una giornata di pioggia cosa farà? Certo andrà al Lac ma dopo due ore? Magari si ricorda che al mattino l’albergatore gli ha proposto un tour con degustazione in una cantina. Insomma si deve pensare a tutto ciò e ci si deve credere altrimenti è tempo sprecato», la conclusione.