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CANTONE«L'amore? L'ho conosciuto solo a pagamento»

28.06.24 - 06:30
La storia di C., under 30 ticinese che ha scoperto il sesso nei locali a luci rosse: «Mi sono anche innamorato, ma è stato un errore»
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«L'amore? L'ho conosciuto solo a pagamento»
La storia di C., under 30 ticinese che ha scoperto il sesso nei locali a luci rosse: «Mi sono anche innamorato, ma è stato un errore»

LUGANO - Bussa alle porte dell'amore a pagamento una volta al mese C., under 30 del Mendrisiotto, cliente fisso di uno dei noti postriboli di zona dal 2017. Prima di quella data, ci racconta, quell'amore non l'aveva «nemmeno considerato». Galeotta fu, ammette, una capatina nel locale in compagnia d'amici. Il colpo di fulmine lo travolse nello scorgere una giovane "sirena". Non consumò quella sera, ma il richiamo lo riportò a varcare quella soglia e, da allora, quegli incontri fugaci sono diventati una consuetudine, quasi un rito. Sono, confessa, «le uniche occasioni per entrare in contatto con una donna». Senza compenso, infatti, «non è mai capitato». Né prima, né dopo quel 2017. 

È un ragazzo come tanti C., alto, magro e soprattutto timido. Di quella timidezza che ti fa vedere l'amore come un traguardo lontanissimo, praticamente irraggiungibile. «Se mai dovesse accadere»... dice. Una relazione, in pratica, non la contempla nemmeno. E non manca di contraddizioni. Alla domanda sul perché non abbia almeno provato le app di incontri spiega: «Non amo le storie da una botta e via». In effetti, approfondendo, da una botta e via non lo è davvero. Complice forse la sua insicurezza, tende a tornare da chi lo fa stare bene, cerca di instaurare un rapporto. «Inizialmente mi piaceva frequentarne diverse. Oggi, delle ragazze che lavorano nel locale sono quattro o cinque quelle che mi conoscono. Due molto bene», spiega, laddove la conoscenza è intesa non solo in senso intimo. C. cerca, più o meno inconsapevolmente, di andare oltre al mero atto. Perché se nel rapporto sessuale consumato vi riconosce il frutto di una transazione economica, in quelle chiacchiere tra i tavoli del club o, in poche occasioni, fuori dal locale, spera in un barlume di autenticità: «Parliamo di molte cose, anche di noi».

Ha provato anche a cercarci un sentimento autentico in quegli incontri puntuali: «Mi sono innamorato di una ragazza. C'è voluto circa un anno e mezzo per capire cosa stava succedendo», confessa. «So che, di principio, nel loro mestiere non deve accadere, ma ci stavo bene e le ho chiesto di uscire. Siamo stati fuori un paio d'ore a bere qualcosa, ma la prima serata è terminata precocemente, non si sentiva bene. Poi è ricapitato e la serata è trascorsa serenamente. Ho capito che dall'altra parte non era scattato nulla per il fatto che ad ogni rapporto chiedeva il suo compenso. Ci ho messo un po' a superarla».

Un'illusione la sua, forse, dettata da un atteggiamento che tende a fidelizzare. E non solo tra le lenzuola: «Di volta in volta si aprono, ti raccontano piccoli dettagli della loro vita. Diluiscono la propria storia su tantissimi incontri. Lo fanno perché hanno voglia di confidarsi? Quello che ti raccontano è vero? Chi lo sa». C., di sicuro, ci crede e si lascia trasportare da questo racconto, da questa complicità. 

Una complicità che raramente scatta più di una volta al mese. La ragione, banalmente, è di natura puramente economica: il servizio di cui C. usufruisce non è a buon mercato: «Mezz’ora sarebbero 150 franchi. Ma è un tempo troppo breve, così scelgo un’ora. Sono 300. Più la stanza». Si sfiorano dunque i 400 franchi e non ci sono sconti. Raramente, dunque, C. trasgredisce alla regola dell’appuntamento mensile: «magari a capodanno mi faccio un regalino e salgo in stanza con due ragazze». Il costo lievita di conseguenza. 

C., probabilmente, è il cliente ideale: tende a tornare, è gentile, paga senza battere ciglio ed è pulito. Un fattore quest’ultimo che la professionista non trascura: «A volte - racconta - arrivano a non accettare chi ha problemi di igiene». Infine il giovane si protegge, sempre. «Uso le precauzioni». Anche se un test, in tutti questi anni, non l’ha mai fatto. «Sò che il rischio, anche se minimo, esiste lo stesso. Ma per ora mi sento in salute e se dovesse capitare… È capitato». Più che fatalismo il suo sembra essere una placida incoscienza. A quell’età, d’altronde, niente sembra poterti far male. Figuriamoci l’amore.

Le tecniche del mestiere: «Fidelizzare il cliente»

«L’arte del vendersi», la chiama Mtrs H., professionista del sesso operativa proprio nel Mendrisiotto. «Comincia fuori dal letto - ci spiega -. Sovente con una donna di bella presenza, si direbbe una modella: abbigliamento molto femminile e seducente che mette in mostra le forme di un corpo curato nei dettagli, un’acconciatura che fa risaltare l’espressività del viso, un sorriso accogliente sotto uno sguardo intenso. Tacchi ambiziosi, trucco, accessori». Una ricetta studiata nei dettagli insomma, come quella di uno chef stellato. Una ricetta che invita all'assaggio, che avviene tra le lenzuola. «Questa donna fa tutto. È “completa”, come si usa dire nel settore. È disponibile a soddisfare anche quelle voglie nate sul momento, purché compensata, e se richiesto è in grado di creare un forte senso d’intimità».

Un'intimità che può avere strascichi. «Dopo aver consumato l’atto, è d’accordo a tenersi in contatto, rispettando la privacy richiesta, e a soddisfare le esigenze del cliente anche al di fuori del solito luogo di lavoro. Come si fa a non innamorarsi!». «E così - ammette -, a seconda di come si è in grado di gestire i propri sentimenti e regolare le proprie azioni, si può trasformare un cliente innamorato in una grande fonte di guadagno. O in un’infinita serie di problemi. Ogni caso è unico».

Ma se dal punto di vista economico, ogni cliente è da fidelizzare, ci sono anche quelli sgraditi: «Chi si è mostrato in qualche modo pericoloso, irrispettoso, e così sgradevole che... Mai più! Neanche per soldi!».

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