Nei primi momenti del disastro dello scorso weekend un ruolo chiave l'hanno avuto i pompieri e la loro presenza capillare in periferia.
ALTA VALLEMAGGIA - È la notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno. Nella gestione delle prime ore della catastrofe meteorologica in Alta Vallemaggia un ruolo fondamentale l'hanno avuto i pompieri. «Il cielo faceva giorno per via dei fulmini – dice Mattia Janner, comandante dei pompieri di Cevio –. Ma poi in realtà non si vedeva. Ricordo questo fortissimo odore di terra che ci ha fatto capire subito la gravità della situazione. Abbiamo subito sbarrato gli accessi verso la Valle Bavona in modo che la gente non ci andasse».
In contatto con una persona a Roseto – Bavona che oggi è ridotta in più punti a un cumulo di detriti e macerie. «Io ero in contatto con una persona a Roseto quella notte. Meno male che c'erano due pattuglie della polizia nella zona di Cevio. Ci hanno aiutato a coordinare un po' il tutto. Da lì in avanti è stato un susseguirsi di allarmi e di situazioni critiche».
L'importanza di essere capillari – I pompieri di valle sono coloro che intervengono per primi in queste circostanze. Lo sottolinea Doriano Donati, comandante dei pompieri della Lavizzara. «È fondamentale avere un servizio come il nostro anche nelle zone discoste. Siamo in una ventina e siamo radicati sul territorio in maniera capillare. Se la situazione della Lavizzara fosse dipesa dai pompieri di Cevio, non ci sarebbe stata una reazione così rapida. Anzi, probabilmente i pompieri di Cevio avrebbero rischiato per la loro incolumità».
«La gente ha bisogno» – Donati, che collabora attivamente con Janner, ha ricevuto l'allarme attorno a mezzanotte e mezza quella notte. «Ci siamo mossi immediatamente. Togliendo l'acqua dove era possibile e soprattutto mettendo in sicurezza la popolazione. Abbiamo anche cercato di dare conforto alla gente. E di mostrare la nostra camerateria verso la popolazione. Attualmente insieme al Municipio rappresentiamo i punti di riferimento per chi vive in Lavizzara. La gente ha bisogno. Ci chiede qualunque cosa. Da bere, cibo, questioni legate alla sussistenza e all'acqua potabile. Noi ci siamo».
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