Dopo il disastro, sette persone sono tagliate fuori da tutto. Sono i "ragazzi" dell'Alpe Bolla Froda capitanati dalla signora Brunella.
ALTA VALLEMAGGIA - Una minuscola comunità di sette persone vive fuori dal mondo dopo il nubifragio che ha sconvolto l'Alta Vallemaggia. È la squadra dell'Alpe Bolla Froda guidata da Brunella Ribeiro Ghizzardi e dal marito Manuel. Con loro un'ottantina di mucche, 130 capre e 15 maiali. «Ci troviamo a oltre 1'800 metri di altitudine e non possiamo scendere – spiega Brunella –. Nel frattempo però qui la nostra vita in qualche modo va avanti».
Si sale dal Piano di Peccia – Il caseificio dell'alpe si raggiunge in 35 minuti d'auto a partire dal Piano di Peccia. Il problema è che quella strada nella notte tra il 29 e il 30 giugno è stata travolta da smottamenti e frane. «Io ero salita al sabato sera. Abito tra Mogno e Fusio e ho anche un altro lavoro. Guido l'autopostale. Chi avrebbe pensato che non sarei più riuscita a scendere?»
Mucche spazzate via – La notte dell'alluvione è stata terribile anche all'Alpe Bolla Froda. «Saliamo qui dal 1993. Ma non abbiamo mai visto tanta acqua. Una catastrofe. Ci sono sparite anche cinque mucche. Di cui una è stata ritrovata addirittura nel lago Maggiore, nel Locarnese. Immaginatevi quanto possa essere stata violenta la forza dell'acqua».
Latte buttato – I danni nella zona in cui staziona il bestiame sono ingenti. «Abbiamo perso ettari di pascolo. La mattina dopo la catastrofe abbiamo dovuto mungere le mucche e lasciare fluire tutto il latte per terra. Perché l'accesso con la botte in cui solitamente lo depositiamo era impossibile. Abbiamo munto le mucche lasciando andare il latte per terra per ben tre volte, perdendo complessivamente circa 3'500 litri di latte. In seguito ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo creato un varco per potere transitare con la botte e potere continuare la produzione di formaggio. Quassù produciamo formaggio "Vallemaggia dop"».
Nel cuore di tanti – Brunella non si piange addosso. Anzi. «Dal momento in cui abbiamo lanciato il nostro allarme, il Municipio di Lavizzara ci ha preso a cuore, così come il Patriziato di Peccia. I militi della protezione civile sono saliti ad aiutarci a portare le mucche da un pascolo all'altro. E i militari invece ci hanno portato la spesa per noi e il mangime per le bestie. Ne abbiamo per circa 20 giorni».
«Isolati, ma non soli» – E poi? «Poi teoricamente saliremo ancora più in alto. Nei pressi di un altro pascolo. A fine stagione dovremo scendere e vedremo come sarà la situazione della strada. È in programma che la sistemino in modo da almeno fare passare gli animali. Ormai si va avanti giorno per giorno. Quello che posso dire è che ho davvero dei collaboratori fantastici qui sul posto. Il nostro è un piccolo team di gente meravigliosa. E poi sentiamo l'affetto della regione. Anche le mie 4 sorelle e gli altri famigliari si stanno prodigando per aiutarci. Siamo isolati ma non siamo soli. In mezzo alla catastrofe c'è tanta solidarietà».