Per il direttore della Clinica Moncucco la situazione non è però così grave. A Novaggio ammettono: «D'estate, i posti sono tutti occupati»
LUGANO - Trovare un posto in riabilitazione nelle strutture ticinesi a volte può essere davvero difficile. Lo sa bene una donna di 91 anni del Luganese che, dopo tre settimane di ricovero ospedaliero - di cui due alla Clinica Moncucco - per via di una crisi epilettica, si è vista negare l’accesso a strutture riabilitative e case anziani, verosimilmente per mancanza di posto letto. A raccontarlo a tio/20 Minuti è la figlia che, sfogandosi, lamenta: «Ho proposto personalmente ai medici il ricovero in riabilitazione, essendo mia madre una donna autosufficiente, nonostante l’età, fino a prima del ricovero. Purtroppo, ci è stato detto che non c’era posto. Vani i tentativi del medico di famiglia: pur contattando tutte le strutture del cantone, sia riabilitative sia case di riposo, non c’è stato nulla da fare. Erano tutte piene».
Pazienti rifiutati per diverse ragioni - Sulla questione, fa chiarezza Christian Camponovo, direttore della Clinica Moncucco che innanzitutto premette: «Non posso parlare del caso specifico. Tuttavia, posso dire che in Ticino non si registra una carenza marcata di posti letto, tanto da dover negare delle terapie necessarie per l’ammalato», sottolinea.
È vero, commenta: «Spesso sono i parenti a fare richiesta di riabilitazione, ritengono che il proprio caro possa beneficiarne. Ma per godere di un soggiorno in riabilitazione, ci deve essere un potenziale riabilitativo chiaro, attestato dal medico che ha seguito la persona durante l’ospedalizzazione. A volte non si arriva a un'autorizzazione se non sussiste. Ragione per cui anche l’assicurazione sanitaria può rifiutare la copertura dei costi. Rimane, infine, pur sempre la libertà di scegliere un ricovero a proprio carico, ma è raro. Quindi, più che la mancanza di posto, è questo il motivo per cui si arriva a non trasferire un paziente in riabilitazione».
Non una questione di posti letto - Solitamente, ci spiega, le domande vengono respinte soprattutto in pazienti «molto giovani e in buone condizioni generali di salute, che possono effettuare una riabilitazione ambulatoriale o in persone in là con l’età, per cui il beneficio di una riabilitazione intensiva è abbastanza limitato. Dunque quando si verifica questa prospettiva, l’alternativa può essere il ricovero temporaneo in casa anziani o nelle strutture di cure acute transitorie: qui il paziente ha tempo per riprendersi e per fare un po’ di esercizio, meno intenso di quello proposto in riabilitazione». Nel caso specifico della signora, però, i posti letto erano al completo anche in queste strutture: «Nelle case per anziani ci sono dei letti per soggiorni temporanei che sono limitati nel numero - prosegue Camponovo -. Questo potrebbe portare alla situazione di un’assenza di posti letto. Lo stesso vale per i soggiorni nei letti definiti di “cure acute e transitorie – letti Cat”. In entrambi i casi il paziente deve coprire parte dei costi generali dall’ospedalizzazione».
A ogni struttura la propria competenza - Per Nicola Mathis, direttore Clinica di Riabilitazione Eoc, Novaggio e Faido occorre fare poi delle precisazioni, poiché inoltrare una richiesta a una qualsiasi riabilitazione non significa che possa essere accettata. La motivazione è data dal fatto che «a seconda del tipo di patologia - spiega Mathis - i pazienti vengono indirizzati a una specifica struttura riabilitativa. In Ticino sono due le cliniche e ognuna ha le sue competenze e le sue specializzazioni, in relazione al mandato cantonale che viene rilasciato dal Consiglio di Stato su proposta del Dipartimento della sanità e della socialità del Cantone Ticino. Per esempio, noi nella sede di Novaggio lo abbiamo per la riabilitazione polmonare, quindi per persone con problematiche di tipo respiratorie». E precisa: «Essendo la signora affetta da problemi neurologici, poteva essere destinata solo alla clinica con il mandato cantonale per la riabilitazione neurologica».
A Novaggio letti quasi sempre pieni - Sull’andamento dell’occupazione dei posti letto, afferma: «Non posso esprimermi per le altre strutture, ma la realtà che viviamo noi parla di una situazione di posti letti quasi sempre al completo. Anni fa - continua - il periodo estivo era considerato un periodo tranquillo dal punto di vista dei ricoveri. Mentre ora l’occupazione è quasi sempre al 100%, a causa dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento di comorbilità, quindi di pazienti sempre più complessi che sempre più hanno bisogno di riabilitazione. Nonostante ciò, per quanto riguarda la nostra struttura, la lista d’attesa è molto ridotta, quasi inesistente».