«Sussitono sufficienti indizi di reato nell’operazione di sgombero»
LUGANO - Tolti i sigilli dai documenti della Polizia cantonale sull’operazione delle forze dell’ordine che, nella notte tra il 29 e 30 maggio 2021, aveva visto le ruspe demolire il Molino dopo la manifestazione degli autogestiti e l'occupazione dell'ex Vanoni.
Ora, come riportato da laRegione, è arrivata la decisione del giudice dei provvedimenti coercitivi Ares Bernasconi che ha rilevato non esserci «segreti degni di protezione» in tutto quanto venne messo in essere nell’operazione all’ex macello. Anzi, l’accoglimento dell’istanza di dissigillamento, che risale al 2023, segnala diversi aspetti di novità e anche la «presenza di indizi di reato». Una materia molto delicata che potrebbe così aprire un dibattito decisamente teso.
Ma ecco alcuni degli aspetti emersi, come riportato da laRegione:
Innanzitutto nella decisione firmata dal giudice Bernasconi, emerge come le operazioni ‘Papi’ (pianificazione dello sgombero), ‘Aiemo’ (mantenimento dell’ordine in vista della manifestazione del 29 maggio 2021) e il successivo abbattimento di un edificio dell’ex Macello erano state pianificate mesi prima. «Dagli atti istruttori sinora espletati emerge che la notte del 30 maggio 2021 ha avuto luogo l’abbattimento (e la totale demolizione) dello stabile ‘F’ senza che vi fosse la relativa licenza edilizia, e senza aver esperito preventivamente le verifiche necessarie ai sensi della protezione dell’ambiente, causando al contempo il danneggiamento di beni mobili ubicati all’interno dell’edificio stesso».
Tali circostanze si sono verificate quando, «perlomeno dall’11 marzo 2021 (ovvero almeno 2 mesi prima della demolizione), è stato costituito uno Stato maggiore – composto dagli ufficiali della Polizia cantonale e da un ufficiale della Polizia comunale di Lugano – che ha ipotizzato, tra i vari scenari possibili, sin da subito interventi di natura edilizia», si legge.
E questa è solo una parte di quanto contenuto nel provvedimento del giudice. In concreto, scrive Bernasconi nella sua decisione, «in tutti i documenti oscurati trasmessi dalla Polizia cantonale vi sono presumibilmente quelli rilevanti per il procedimento penale». Documenti che potrebbero quindi contribuire «a chiarire ulteriormente le dinamiche dei fatti occorsi la notte del 29/30 maggio 2021 relativi alla demolizione dello stabile ‘F’ dell’ex Macello di Lugano», viene specificato. Secondo quanto scrive il giudice, «sarà proprio mediante i documenti dettagliati relativi alle operazioni ‘Papi’ e ‘Aiemo’, nonché i verbali delle riunioni dello Stato maggiore creato ad hoc che sarà possibile fare ulteriore luce sui fatti».
Peraltro, continua sempre il giudice Ares Bernasconi, «tali accertamenti istruttori sono stati richiesti dalla Corte dei reclami penali con sentenza del 28 giugno 2023».
Infine, dalla decisione emerge altro. «Allo stato attuale, non è possibile escludere che, nel contesto del procedimento penale relativo alla demolizione dello stabile ‘F’ dell’ex Macello di Lugano, la qualità di imputato venga estesa a terze persone sottostanti al segreto d’ufficio. Nemmeno tale motivo è ostativo al dissigillamento della documentazione in oggetto». Parole e motivazioni che apriranno un sicuro dibattito tra le diverse forze politiche.