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CANTONEGli ospedali risparmiano, ma i costi restano

28.08.24 - 06:30
L'esperto di politiche sanitarie: «Per un posto letto non occupato ci vogliono fino a 2mila franchi al giorno».
Deposit Photos + Archivio Ti Press
Gli ospedali risparmiano, ma i costi restano
L'esperto di politiche sanitarie: «Per un posto letto non occupato ci vogliono fino a 2mila franchi al giorno».

LUGANO - Con i premi di cassa malati sempre più elevati è scattata ormai da diverso tempo la caccia al colpevole nel comparto della sanità. Tra abusi e soprusi, a finire sotto la lente di ingrandimento c'è anche la durata della degenza ospedaliera, a volte prolungata in modo apparentemente ingiustificato. Non in Ticino. Stando infatti ai dati presenti sul sito dell’Ufficio federale di sanità pubblica (Ufsp), nelle strutture ospedaliere del nostro cantone per rimuovere una colecisti servono tra i 4,4 giorni di ricovero dell’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) all’1,7 giorni della Clinica Sant’Anna. Ben lontani dagli oltre sei giorni registrati dall’Ospedale universitario di Ginevra (Hug), per esempio. Andamento che si conferma pure per altri interventi chirurgici.

Stessa procedura, degenza diversa - Ma perché, allora, per la stessa procedura, la degenza ospedaliera è più o meno lunga a seconda dell'ospedale? A fare chiarezza ci pensa Carlo De Pietro, professore del Centro competenze pratiche e politiche sanitarie (DEASS), della SUPSI. «I ricoveri lunghi possono essere spiegati da tre fattori principali - spiega a tio/20 Minuti -. Il primo riguarda l’organizzazione interna degli ospedali: per ridurre i giorni di degenza, ad esempio, i tempi degli esami di laboratorio o radiologici devono essere rispettati. Il secondo, la volontà dei pazienti che preferirebbero essere ricoverati, piuttosto che ricevere quotidianamente per una settimana una terapia in regime ambulatoriale: spesso abitano lontano o non hanno parenti su cui poter far affidamento, soprattutto in caso di terapie particolarmente debilitanti. E, infine, il terzo: la convenienza degli ospedali».

Cambio di paradigma - Sottolinea tuttavia che, mentre «fino al 2012, il regime generale LAMal a livello svizzero prevedeva come regola di base il rimborso per giornata di ricovero - per cui trattenere i pazienti sui letti di ospedale era spesso molto redditizio -, ora finanzia un forfait definito in base al tipo di ricovero. In questo sistema, gli ospedali più efficienti – ossia capaci di curare bene e dimettere rapidamente – sono quindi premiati, mentre quelli che mantengono ricoveri più lunghi, ottengono rimborsi non sufficienti per coprire i costi. Da un punto di vista economico finanziario, sono dunque motivati a mantenere brevi i ricoveri in regime stazionario».

Letti vuoti? I costi rimangono - Tenere alto il tasso di occupazione è comunque importante per gli ospedali. «Un letto libero costa molto: personale, struttura, tecnologia sono tutti costi fissi. Nonostante questo, per le ragioni dette prima, non sarà fatto tramite un aumento della durata media dei ricoveri, bensì del loro numero. Dunque più ricoveri, ma non più lunghi». Il costo di un letto libero cambia molto da ospedale a ospedale, a seconda della specializzazione e del livello di cure. «A livello di sistema ospedaliero - analizza il professore - non disponiamo di una media. Quel che si sa è che il costo medio di una giornata di degenza in cure somatiche acute è stato pari 2'489 franchi nel 2022, stando all’Ufsp. Considerati i costi di gestione fissi, è ragionevole dire che, in questo caso, un letto vuoto si attesta tra i 1’500 e i 2'000 franchi a giornata».

Si rimborsa solo in regime ambulatoriale - In passato «la necessità di utilizzare i letti poteva spingere gli ospedali a mantenere in regime stazionario anche procedure che in realtà potevano essere svolte in regime ambulatoriale. Per correggere ciò, nel 2018 il Dipartimento federale dell’interno ha deciso che per alcuni interventi chirurgici il rimborso LAMal sarebbe stato possibile soltanto se eseguiti in regime ambulatoriale». È il caso di interventi come la rimozione delle tonsille o l’artroscopia al ginocchio «soltanto se svolti in regime ambulatoriale sono rimborsati dalla LaMal». Ci sono però delle eccezioni: «Per pazienti che soffrono di gravi malattie polmonari o cardiache, le quali aumentano il rischio di possibili complicazioni per interventi chirurgici altrimenti semplici».

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