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CANTONEErmani, quando è il giudice a finire sotto accusa

24.08.24 - 10:15
Sempre più personalità politiche e del mondo giudiziario invitano il presidente del Tribunale penale cantonale a fare un passo indietro.
Ti-Press
Ermani, quando è il giudice a finire sotto accusa
Sempre più personalità politiche e del mondo giudiziario invitano il presidente del Tribunale penale cantonale a fare un passo indietro.

BELLINZONA - Il giudice Mauro Ermani è sempre più sotto pressione. Sono infatti sempre di più le richieste «di fare un passo indietro» rivolte al presidente del Tribunale penale cantonale (Tpc) finito nell'occhio del ciclone per la fotografia raffigurante una donna seduta tra due enormi peni di plastica che il giudice ha inviato via Whatsapp a una segretaria.

Per l'ex Pp e già procuratore straordinario per il Ticinogate Luciano Giudici - che dalle colonne della Regione ha scritto una lettera aperta a Ermani - «l'invio di quella immagine distrugge irrimediabilmente il rapporto di fiducia e di stima che deve sempre esistere tra i cittadini e un giudice». L'ex procuratore invita poi Ermani a riflettere sulla portata delle proprie azioni. «Sono trascorsi ormai diversi giorni dalla pubblicazione di questa immagine - continua la missiva - ma lei non sembra neppure rendersi conto del danno provocato alla Giustizia e ai cittadini ticinesi, non assumendo l'unica conclusione che perentoriamente si impone, e cioè le dimissioni immediate».

Un parere, quello di Giudici, condiviso, sempre sul quotidiano sopracenerino, anche dal presidente della commissione parlamentare "Giustizia e diritti" Fiorenzo Dadò. «Ermani non è più credibile. Per rispetto delle istituzioni lasci subito la magistratura». Anche la vice-presidente della commissione Cristina Maderni si dice «scioccata» dall'intera vicenda e in particolar modo dal messaggio Whatsapp invitato alla segretaria da Ermani. «Come cittadina sono scioccata da quell'immagine», confida la deputata PLR alla Regione. «Questo tipo di contenuti a sfondo sessuale sarebbe da bandire sia nel pubblico che nel privato e soprattutto nell’ambito lavorativo. Ciò che fa più male è che quel gesto sarebbe di una persona che ricopre un ruolo importante: quando si lavora in una certa posizione, bisogna ricordarsene e agire di conseguenza».

Nei giorni precedenti sul "caso Ermani" avevano detto la loro anche diversi partiti. I Verdi si erano ad esempio chiesti se non ci fossero gli «estremi per attivare una sospensione cautelare» nei confronti di Ermani. «Un alto magistrato che non sa discernere tra “leggerezza” e “inopportunità” o addirittura “inammissibilità” di un proprio comportamento – hanno fatto notare gli ecologisti – non ci sembra al posto giusto per giudicare inopportuni o inammissibili i comportamenti altrui».

Il Partito socialista (PS), da parte sua, ritiene «inaccettabili gli episodi di mobbing e molestie sessuali» e auspica «un rapido intervento del Consiglio della Magistratura» per fare chiarezza sulla vicenda. «Se le accuse mosse dovessero rivelarsi vere – ha precisato il PS – un passo indietro di Ermani sarebbe inevitabile».

Ci era andato ancora più pesante il Movimento per il socialismo (Mps) che dopo aver invocato «l'attivazione dell'Alta Vigilanza», ha chiesto senza mezzi termini «le dimissioni» del presidente del Tpc, ricordando che «non è la prima volta che Ermani sale agli onori della cronaca per comportamenti che non possono e non devono aver diritto di cittadinanza, ancor più se commessi dal presidente del Tpc». Infine sempre l'Mps ha inviato una lettera aperta rivolta al Presidente del Tribunale d’Appello Giovan Maria Tattarletti e al Presidente del Consiglio della Magistratura, Damiano Stefani, pregandoli di rimuovere Ermani da un dibattimento previsto tra due giorni (lunedì 26 agosto). «Mauro Ermani non può presiedere a un processo per reati sessuali . Né va - concludono Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi - della credibilità della Giustizia e della serietà della Magistratura».

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