La notizia dell'arrivo del colosso della gig economy ha scoraggiato gli operatori locali del settore: «Dovremo conviverci».
LUGANO - Uber sbarca in Ticino. Colosso mondiale e attivo in molte città svizzere, il servizio di mobilità ha iniziato a operare, a partire da questo mercoledì, anche a Lugano. L’obiettivo? Espandere in seguito il raggio d'azione ad altri distretti del nostro cantone.
Prima o poi era inevitabile - L'entusiasmo per la notizia, come era prevedibile, non è stato unanime. «L'annuncio era nell’aria, ma non pensavo riuscissero a mettere in funzione l'applicazione così in fretta», ha ammesso uno scoraggiato Luca Quadri, presidente dell'associazione Taxi Autorizzati della Città di Lugano. Insomma, non è stato un fulmine a ciel sereno, ma l'associazione dovrà incassare il colpo: «Ormai ce l'hanno fatta, ora bisognerà conviverci».
Uber va infatti a inserirsi in un settore già in difficoltà. «Il lavoro era poco, ma ora...Ho dato un'occhiata ai prezzi, sono più bassi dei nostri. Non i costi di partenza, ma i prezzi al chilometro. Si deve poi calcolare che Uber incassa direttamente il 25% di ogni tariffa».
Condanna o chance? - Nel comunicato la società ha spiegato che «questa espansione offre un'opportunità economica ai tassisti locali, che possono utilizzare l'applicazione Uber liberamente e a loro discrezione per ricevere prenotazioni di corse». Una prospettiva che però non convince Quadri. «Nel breve periodo per noi non cambierà nulla. I nostri clienti per la maggior parte arrivano in stazione oppure in centro. Quando la voce si diffonderà e inizieranno a scaricare l'applicazione, è possibile che verrà meno anche il lavoro in stazione a Lugano».
Non è detto quindi che i tassisti già operativi in città decidano di riversarsi sull'applicazione. «Io stesso sono stato contattato. Per il momento non ho ancora preso alcuna decisione. Non so quanti accetteranno, ma se il lavoro continuerà a diminuire non avrò altra scelta. Fra un paio d'anni andrò in pensione, sono più preoccupato per i giovani che per me».
Troppi taxi - La radice del problema, secondo Quadri, sarebbe da ricercare in quel di Berna. «Il bandolo della matassa andrebbe rintracciato a livello federale. Il rapporto taxi-abitante dovrebbe essere studiato correttamente. Lugano, che conta una popolazione di circa 60mila abitanti, ha 340 taxi (tra ufficiali e abusivi). Non è normale, dove andremo a finire?».
Insomma, l'arrivo di Uber non è andato giù alla categoria, anche per la modalità con cui è stato deciso. «Siamo stati coinvolti dalle autorità nelle discussioni? Assolutamente no. Il taxi per loro vale meno di zero. Dettano le regole e a noi non ci resta che rispettarle».
In una situazione che pare quasi disperata, da Quadri arriva una sorta di mea culpa, confermando un problema, quello dei prezzi: «Forse è un bene che arrivi Uber, così tutti abbasseranno le tariffe. Conosco colleghi che si fanno pagare 10 franchi al chilometro...».