Il calvario di un 38enne reduce da ben dodici operazioni. Tra cui una per tumore al cervello. Eppure per lui niente rendita d'invalidità.
BELLINZONA - È sordo dall'orecchio sinistro. Ha mal di testa tutto il giorno. È reduce da ben dodici operazioni chirurgiche. Tra cui una per tumore al cervello. Eppure non ha diritto a un solo franco dall'AI. Nessuna rendita d'invalidità per un 38enne del Bellinzonese confrontato con una situazione da incubo.
La frase choc: «Vorrei non svegliarmi più» – «Mi trovo al limite anche a livello nervoso ora – sussurra –. Da qualche tempo ho ansia, attacchi di panico, depressione. Perché non vengo né creduto né capito. Sono ticinese e non vengo compreso a casa mia. È terribile. Ci sono giorni in cui vorrei non svegliarmi più. Questa non è vita».
Le prime operazioni – Idraulico, impiegato in logistica e pure progettista. Tre diplomi in tasca e nessuno che può essere usato. Il calvario dell'uomo, che attualmente è in assistenza, inizia nel 2009. «All'epoca ero idraulico. Mi sono fatto male dapprima a una spalla e poi alla schiena». E così ecco le prime operazioni.
Riqualifica e nuovo infortunio – «In seguito quelli dell'AI mi hanno proposto una riqualifica nel ramo della logistica. Come magazziniere. Purtroppo però a quel punto ho avuto un nuovo serio infortunio alla schiena. Più pesante ancora. Hanno dovuto mettermi i ferri in schiena con un ulteriore intervento chirurgico».
La terza formazione – Il 38enne si lancerà in una nuova formazione: come progettista. «Un mestiere meno pesante dal profilo fisico. Seppure impegnativo da quello intellettuale».
Il tumore – Ma la sfortuna non abbandona il nostro interlocutore. Nel 2016 spunta una massa tumorale nel suo cervello. «Una forma rara. Con cui ho convissuto per alcuni anni. Per poi operarmi nel 2019 quando il tumore era cresciuto di colpo».
Medicine a non finire – Più avanti l'uomo cercherà di tornare a lavorare. Ma a frenarlo sono un mal di testa continuo, un acufene e il fatto di essere di essere diventato completamente sordo dall'orecchio sinistro. «Conseguenze del tumore», sospira. E intanto mostra le medicine che deve prendere quotidianamente per avere un minimo di qualità di vita. Quello che c'è nell'armadio è impressionante.
Controlli – «Quando ho i colloqui con gli esperti dell'invalidità si aggrappano a ogni cosa. Sono andati sui social e hanno visto che una sera ero a una cena con degli amici. O che un giorno, quando stavo un po' meglio, ho fatto il portiere di unihockey. Attività piuttosto statica che facevo per avere un minimo di vita sociale e fare un po' di movimento. E poi le stesse persone hanno il coraggio di farmi notare che sono in sovrappeso».
«Tutto documentato» – Il 38enne lancia un appello a chi si occupa del suo caso: «Anche perché un giorno al mio posto potrebbe esserci qualcun altro. È giustissimo che l'AI faccia delle verifiche visti gli abusi che ci sono. Ma i miei problemi sono tutti nero su bianco. Documentati. Basterebbe prendersi la briga di leggere il mio dossier. Chi ha veramente bisogno deve essere compreso. Mi sento frustrato».
«Vorrei lavorare, ma...» – Una frustrazione declinata in più sfumature con le operazioni che sono proseguite anche negli ultimi anni. Ad esempio con un intervento alle cervicali. «Non ho neanche più amici. E non ho un franco in tasca. Sarei il primo a volere lavorare. A me non piace stare a casa a grattarmi. Ma a livello fisico e psicologico vivo in un film dell'orrore tutti i santi giorni. Mi piacerebbe trovare un datore di lavoro che fosse cosciente del mio problema e di conseguenza flessibile. Altrimenti non saprei come fare davvero».
«Mi sento un numero» – Infine, l'appello. Disperato. Commosso. «Non so cosa sarà della mia vita. Già è faticoso così, chiedo perlomeno di non essere umiliato. Io per quella gente sono un numero. Mi fanno sentire così. Vorrei essere trattato umanamente. Chiedo aiuto alla politica. Anche al Consigliere di Stato Raffaele De Rosa. Qualcuno si renda conto di come sto e prenda a cuore il mio caso facendo finalmente giustizia».