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CANTONEInfermiere svizzero, una figura in via d’estinzione?

14.10.24 - 07:30
Le indicazioni presenti nella nuova normativa hanno riacceso discussioni. Quale la situazione in Ticino?
Ti-Press
Infermiere svizzero, una figura in via d’estinzione?
Le indicazioni presenti nella nuova normativa hanno riacceso discussioni. Quale la situazione in Ticino?

CHIASSO - Infermiere, professione sempre più a rischio a causa di orari folli, stipendi bloccati e impossibilità di programmare la propria vita privata. Le prospettive future non appaiono delle migliori e se non si interverrà in maniera opportuna si potrebbe andare verso «l’abbandono della professione o, inevitabilmente, il passaggio al privato, con tutte le conseguenze del caso».

L'opinione di Asi Ticino - A parlare è la presidentessa di Asi Ticino (associazione svizzera infermieri), Luzia Mariani dopo che la bozza della nuova legge federale sulle cure infermieristiche e sanitarie ha nuovamente acceso un aspro confronto. «Ci sono infatti dei passaggi che proprio non possono essere accolti», dicono sempre dall’Asi.

Sguardo rivolto oltreconfine - Ma prima di scendere nel dettaglio della normativa - rimasta in consultazione fino alla fine di agosto - va detto che se dovesse procedere nel suo iter, ciò potrebbe condurre a strutture sanitarie sempre meno presidiate. Con l’inevitabile necessità di dover andare alla ricerca di infermieri altrove, rivolgendo così lo sguardo al confine italiano, da sempre un grande catalizzatore.

Fuga dei sanitari italiani in Svizzera - Ormai da tempo sono infatti sempre di più i professionisti sanitari che varcano la dogana. «Il flusso, negli anni è sempre stato costante. Tali novità, se dovessero portare a un impoverimento nel numero del personale interno, farebbero probabilmente lievitare l’arrivo da oltreconfine», dice la presidentessa di Asi Ticino.  Il rischio c’è, come dimostrano le recenti notizie di cronaca in arrivo dall’Italia che confermano come sia in atto da tempo una fuga dei sanitari italiani in Svizzera.  

SUPSI: «140 posti in cure infermieristiche» - Non è però detto che sia così. Sul fronte della formazione, un altro asse d’intervento delle misure previste dal Consiglio federale, la SUPSI fa sapere che per «il nuovo anno accademico sono stati messi a disposizione 140 posti per le matricole del Bachelor in cure infermieristiche, posti che siamo soddisfatti di essere riusciti a occupare interamente». La SUPSI ha svolto e rafforzato «diverse attività di informazione e promozione a vari livelli, che negli anni hanno permesso di raggiungere la completa occupazione dei posti a disposizione nel Corso di laurea in Cure infermieristiche, un obiettivo che in passato non sempre era stato raggiunto».

Ridurre l'orario - Ma cosa proprio non va nella nuova legge? Si parte dall’orario. Tra le innovazioni vi è il fatto che gli infermieri dovrebbero generalmente ricevere i loro orari di lavoro con almeno quattro settimane (cosa che ora raramente accade) di anticipo e che la settimana lavorativa massima verrebbe ridotta dalle attuali 50 ore a 45 ore. In futuro, l'orario di lavoro normale settimanale dovrebbe essere compreso tra le 38 e le 42 ore.

Pianificazione decisiva - «Più che l’orario di lavoro però, ciò che proprio non può essere più gestito o accettato è il non poter organizzare la propria vita. La pianificazione degli orari è decisiva, consente di poter affiancare alla vita lavorativa una vita fuori dall’ospedale. Il lavoro è poi molto impegnativo e non può essere sottoposto a continui cambi d’orario», dice Luzia Mariani che sottolinea come un’eventuale fuga dei sanitari dalle strutture andrebbe ulteriormente a peggiorare la situazione di lavoro dei pochi rimasti, sempre più sotto pressione. 

«Salario identico da 20 anni» - «È vero che adesso con la nuova tassazione per i frontalieri è un po' meno vantaggioso venire qui ma sicuramente se la richiesta dovesse aumentare il flusso da altri paesi sarebbe considerevole», spiega Luzia Mariani che per anni ha fatto lei stessa la frontaliera e che conclude spiegando come «in Ticino per fortuna ci sono dei contratti collettivi in materia ma, ad esempio il salario non è cambiato da 20 anni».

Accesso facilitato - E allora rivolgendo ancora una volta lo sguardo alla formazione di queste figure professionali così importanti, va evidenziato come «il Corso di Laurea in Cure infermieristiche è una sorta di proseguimento naturale per le studentesse e gli studenti ticinesi che hanno seguito una formazione professionale in ambito sociosanitario e vogliono accedere a una formazione universitaria professionalizzante, in un ambito di estrema rilevanza. La coerenza del sistema svizzero, che non prescinde dall’ottemperamento dei requisiti di ammissione, fa sì che i candidati formatisi in Svizzera abbiamo un accesso facilitato alla nostra formazione. Ciò detto, in qualità di Scuola universitaria, la SUPSI forma anche studentesse e studenti provenienti dall’estero, la cui parte preponderante, per evidenti motivi geografici, proviene dall’Italia», specificano.

Gli studenti stranieri nei Corsi di Laurea della sanità a seconda degli anni oscillano «fra un quarto e un terzo del totale. La formazione in Svizzera di giovani residenti in Italia è in ogni caso considerata una soluzione più adeguata rispetto all’assunzione di frontalieri formati in Italia, anche per una questione di natura etica», la chiusura.

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