L'avvertimento della psicologa di Pro Juventute: i social contribuiscono a creare un'immagine distorta di sé.
BELLINZONA - Senso di inadeguatezza, estrema sofferenza, depressione. Sono diverse le motivazioni che portano una persona a compiere il gesto estremo di togliersi la vita, lasciando dietro di sé silenzio, sgomento e tanti interrogativi senza risposta, tra cui: perché nessuno si è mai accorto di quanto stesse vivendo quella persona? «È difficile intercettare una persona con pensieri negativi - spiega a tio/20 Minuti Mara Foppoli, psicologa e psicoterapeuta, responsabile per la Svizzera italiana della consulenza di Pro Juventute e a capo del team del 147 della regione -. In certi casi, si manifesta un senso crescente di disperazione, sofferenza, isolamento e soprattutto una incapacità di fondo di vedere alternative. Alcuni soggetti possono cominciare a fare dei piani concreti e a parlarne indirettamente, mentre altri possono sembrare improvvisamente più serene, indice del fatto che hanno preso la loro decisione». Una scelta, quella di suicidarsi, indotta da diversi fattori «come perdite e mancanza di supporto sociale, oltre a disturbi della salute mentale, perdita di speranza e senso di efficacia personale».
Dottoressa, come si possono intercettare i segnali di malessere da parte dei propri amici o familiari?
«In questi momenti la persona può percepire il suicidio come una via d'uscita da una sofferenza diventata ormai insostenibile. È importante osservare quanto sta accadendo nella sua vita: i pensieri negativi sono indotti da fallimenti, perdite, dall’abbandono di attività che rappresentavano delle passioni. Si può assistere, ad esempio, a una chiusura verso l'esterno e a un drastico calo dell'interesse per quotidianità e interazione sociale, arrivando persino a verbalizzare pensieri di morte. Le persone possono anche sentirsi di peso, inutili o non adeguati alla società e possono tendere all’isolamento».
Cosa fare quando si è in preda di pensieri negativi?
«L’invito è di non tenersi tutto dentro e di chiedere aiuto, rivolgendosi a uno psicoterapeuta o chiamando il 147. O, ancora, aprirsi con quel amico che ha notato l’umore spento da giorni».
Dallo studio diffuso dall’Obsan emerge tuttavia quanto sia ancora difficile affrontare la questione. Perché?
«Forse molti hanno paura di essere giudicati e rifiutati se condividono questi pensieri. Bisognerebbe quindi riuscire a incoraggiare una cultura del dialogo aperto e non del giudizio: quando se ne parla apertamente posso aiutare chi soffre».
Risulta inoltre che sono le ragazze tra i 15 e i 19 anni ad avere maggiormente pensieri suicidi, come mai?
«In generale è un periodo critico per lo sviluppo psicologico, per via delle pressioni sociali, delle crisi di identità, per i fallimenti scolastici che possono amplificare un senso di ansia e di depressione già presente. Dal nostro piccolo osservatorio riscontriamo che il 46% dei casi con cui entriamo in contatto riguardano proprio i problemi personali dei ragazzi, un dato in continuo aumento negli anni e che continua a salire anche dopo il Covid. Di questi, il 73% riguarda pensieri suicidari. Significa che c'è un malessere in corso, fortunatamente, solo a livello di fantasie suicidarie: questo consente un intervento di prevenzione anziché di attivazione sull'emergenza».
Che ruolo giocano i social network in questa situazione?
«La narrazione che danno del concetto di successo è molto materialistica ed estetica, propongono dei canoni al cui confronto un giovane si sente spesso sminuito. Laddove non riesce a raggiungerli, perché il fisico è diverso o non vi sono le possibilità economiche, si innesca un meccanismo che porta al sentirsi inadeguati e di non meritarsi una buona vita».
Cosa serve oggigiorno per sensibilizzare maggiormente sul tema?
«Un maggior dialogo e una maggiore sensibilità per favorire un lavoro a livello di prevenzione. Chi si accorge che c’è qualcosa che non va nel proprio figlio, amico o familiare deve farlo notare. Solo in questo modo si aiuta l’altro a prendere coscienza della situazione di rischio in cui si trova, spezzando l'accumulo di pensieri, fantasie e idee negative su di sé che diventano sempre più pressanti».