Sono le rivendicazioni del comitato regionale edilizia di Unia Ticino e Moesa.
BELLINZONA - «Aumenti salariali di 250 franchi mensili, giornate lavorative di 8 ore al massimo e stop alla pratica tutta ticinese di pianificare e accumulare ore supplementari di lavoro in modo ingiustificato». Sono le principali rivendicazioni formulate lo scorso 31 agosto dal comitato regionale dell’edilizia del sindacato Unia Ticino e Moesa, che, rivolgendosi alla Società svizzera degli impresari costruttori Sezione Ticino, chiede anche l’avvio di trattative per il CCL cantonale ad inizio del prossimo anno, in parallelo con quelle per Contratto nazionale mantello (CNM).
Proprio nel contesto dei negoziati per il rinnovo del CNM, la cui prima tornata si è svolta il 3 settembre, gli edili ticinesi affiliati a Unia hanno confermato la loro adesione alla rivendicazione di un aumento delle retribuzioni di 250 franchi mensili: «Il minimo per il Ticino, cantone già oggi in ritardo rispetto ai livelli salariali nel resto del paese e dove l’anno scorso soltanto tre ditte hanno corrisposto aumenti salariali lineari», si legge in una risoluzione adottata all’unanimità dal Comitato regionale.
Giornate più corte e meno straordinari - E sempre guardando alle trattative con il padronato, a livello nazionale come a livello cantonale, gli edili hanno rinnovato la rivendicazione per una progressiva riduzione del tempo di lavoro fino a giornate di 8 ore al massimo. «E hanno anche denunciato - si legge nella nota di Unia - una situazione insostenibile nella gestione delle ore straordinarie da parte di molte imprese dell’edilizia ticinese, che seguono una pratica in palese violazione della legislazione vigente. Una pratica che consiste nel pianificare a calendario le ore supplementari anche in assenza di reali necessità operative e al solo scopo di mettere “fieno in cascina”». «Gli straordinari -si legge nella risoluzione- non si possono pianificare e si possono fare solo in casa di comprovata necessità. Anche perché “lavorare a certi ritmi e per così tante ore è impossibile, oltre che pericoloso».
In ottica cantonale, i delegati del Comitato regionale di Unia hanno infine chiesto all’organizzazione di attivarsi per chiedere un’apertura delle trattative per il rinnovo del CCL cantonale a inizio 2025, «onde evitare la situazione che l’anno scorso aveva portato a sei mesi di vuoto contrattuale e messo in gravi difficoltà lavoratori e aziende».