Se il felino "sconfina", c'è chi impazzisce. L'avvocato: «Un animale selvatico non ha limiti». L'ASI: «Non si sopporta più niente».
LUGANO - Abitano in zone residenziali, verdi e incantevoli. Ma poi si infuriano se il gatto dei vicini sconfina nel loro giardino. Anno dopo anno aumenta l'intolleranza verso i felini domestici. Se ne è accorto anche Christopher Jackson, "avvocato degli animali": «Siamo di fronte a un'intolleranza crescente. È un dato di fatto».
Quali responsabilità? – Il numero di gatti in Svizzera sfiora il tetto dei 2 milioni. Circa 100'000 quelli in Ticino. Jackson riceve richieste con una certa frequenza. «Diverse persone vogliono capire quale sia la responsabilità di un detentore di un gatto. Magari perché l'animale entra nel giardino del vicino e fa escrementi o crea qualche danno. Ebbene, giuridicamente il gatto è trattato un po' come un animale selvatico».
«Animale selvatico» – Tradotto: il detentore del gatto deve fare il possibile affinché l'animale non crei disagi al vicinato. Ma i margini di manovra sono limitati. «Un gatto non può essere richiuso in casa – spiega Jackson –. E nemmeno essere controllato 24 ore su 24, o addirittura addestrato. Il gatto è un animale che il proprio territorio se lo costruisce. Capisco che a qualcuno possa dare fastidio trovare gli escrementi di un gatto in giardino. Ma chi va ad abitare in una zona residenziale questo aspetto lo dovrebbe considerare».
«Non si sopporta più nulla» – Céline Dellagana, segretaria generale dell'Associazione Svizzera Inquilini, Sezione della Svizzera Italiana, ammette: «In generale constatiamo che aumentano le lamentele un po' per qualsiasi tematica. Non si sopporta più nulla e questo è un grosso problema nelle questioni di vicinato. Si pretende una quiete assoluta utopica. Se a qualcuno danno fastidio i gatti, dovrebbe informarsi bene sul contesto in cui va ad abitare. La stessa cosa dovrebbe fare un detentore di animali».
Rischio di denuncia – A volte gli attriti sfociano in minacce vere e proprie nei confronti dell'animale. «Sarebbe bello che si usasse sempre il buonsenso – riprende Jackson –. A volte non è possibile. Chi minaccia deve stare attento. Soprattutto se ci sono testimoni che ascoltano quelle parole. Ma anche in caso contrario si può arrivare a una denuncia che spesso sfocia in procedure di conciliazione davanti al Ministero pubblico. Bisogna naturalmente anche valutare se le minacce sono ripetute e serie o frutto di uno sfogo momentaneo».
Occhio alla pena per chi degenera – E chi passa all'atto? «I casi sono rari – sostiene l'avvocato degli animali –. Anche perché non è evidente uccidere un gatto e nemmeno farlo sparire senza essere scoperti. Se qualcuno lo facesse e venisse poi accusato, rischia sanzioni nonché l'iscrizione del reato commesso per almeno due anni sul casellario giudiziale».
La soluzione più saggia – «Il dialogo – conclude Dellagana – rimane comunque la soluzione più saggia. Non solo per le questioni legate agli animali, bensì in generale. Parlando serenamente, si possono trovare soluzioni concrete insieme».