Casi in crescita, soprattutto dopo il Covid: alla base un clima di insicurezza sociale. Gli esperti: «C'è troppa ansia che non trova sfogo».
BELLINZONA - Terrorizzati dall'idea di percorrere un tunnel. Un paradosso in un Paese, la Svizzera, in cui le galleria sono oltre 1'800. Il grande male è letteralmente esploso dopo l'era Covid. Lo conferma Nicholas Sacchi, psicoterapeuta: «Quello pandemico è stato un periodo in cui ci sono mancate sicurezze e libertà. Qualcosa ci è rimasto addosso».
Bombardati da notizie negative – Intendiamoci, la fobia del tunnel non nasce di certo adesso. Ma c'è una differenza sostanziale rispetto al passato. La spiega lo psichiatra Orlando Del Don: «Oggi siamo bombardati in continuazione da notizie e da informazioni negative. Le cose brutte ci sono sempre state. E l'incertezza ha sempre fatto parte della vita umana. Solo che ora te la evidenziano. Con un'interminabile serie di comunicazioni che ti portano a vivere in uno stato di continuo allarme».
Contesto sempre più fragile – Questo crea un contesto fragile. In cui rientra anche la crescente paura delle gallerie. «Una paura – riprende Sacchi – che può nascere da un evento traumatico, reale. Oppure immaginato. Si ha paura perché si è di fronte a una privazione dello spazio. Per esteso dunque si è restii a entrare in una galleria».
Vissuto ansioso – Il contesto sociale denso di tensioni può avere un peso soprattutto quando il tunnel è semplicemente un oggetto sui cui viene traslato un carico di ansia. «Ci sono persone che hanno un vissuto generale ansioso. Sovraccarivo di stress. E allora la galleria diventa una specie di metafora. Soffocante e opprimente».
Rituali – In alcune circostanze il terrore del tunnel è legato allo spettro ossessivo compulsivo. «A una gamma di comportamenti – riprende Sacchi – per cui se devo fare un'azione, ne devo fare prima delle altre che siano propiziatorie. Prendere il tunnel spesso rappresenta una sorta di perdita totale del controllo. Per cui prima, o durante, si arriva ad agire quasi in modo rituale. In modo che non accada magari una presunta catastrofe».
Alternative intrise di sofferenza – E così ecco che c'è chi evita quasi totalmente i tunnel, trovando mille alternative decisamente più dispendiose in termini di tempo ed energie. Oppure chi si ferma nelle piazzole d'emergenza "per riprendere fiato". Chi si tira dei leggeri schiaffi perché in preda all'iperventilazione. Chi beve acqua per accertarsi di essere vigile.
«Non si è soli» – «È estenuante – commenta Del Don –. Sovente si tratta di persone che hanno una vita normalissima. E si vergognano di avere questi momenti surreali. La prima cosa da fare è capire che non si è soli. Ansie, fobie e disturbi ossessivi compulsivi colpiscono un'ampia fetta di popolazione. Le percentuali poi sono relative, perché molti nascondono il proprio disagio».
«Esporsi a poco a poco» – «Bisogna anche capire che gradualmente questi problemi possono essere affrontati e superati – aggiunge Sacchi –. Ad esempio occorre individuare la reale fonte d'ansia. Spesso, come detto, non è legata al tunnel. Può essere invece legata a vissuti relazionali, a blocchi emotivi, a questioni famigliari o lavorative. Dal lato pratico invece il consiglio è di esporsi a poco a poco».
«La questione è risolvibile» – Ovviamente attraversare il tunnel in preda al panico non ha senso. «Ma attraversarne un pezzettino, magari con una persona amica e in un momento in cui non c'è traffico, può essere un primo passo – afferma Sacchi –. E poi a poco a poco si alza l'asticella. Fino a rendersi conto che la questione è risolvibile. L'evitamento invece è dannoso. Cronicizza il problema. Quando la paura del tunnel diventa invalidante è opportuno farsi seguire da uno specialista».
Addio ai punti di riferimento solidi – Del Don torna infine al fenomeno globale. A una società sempre più in preda a problemi psicologici di ogni genere. «Rispetto al passato non abbiamo più riferimenti solidi a cui aggrapparci. La religione, la famiglia, lo Stato, il medico, il sindaco. Ora tutto viene relativizzato, dall'iperinformazione e dai social. Le certezze vacillano e l'ansia si accumula. La paura dei tunnel è solo uno dei tanti modi di incanalare un'ansia che non trova più valvole di sfogo».