Un uomo uccide la moglie. La figlia di sei anni ora è sola. Il criminologo Franco Posa: «Vicini sorpresi? Comprensibile. Vi spiego perché».
CHIASSO - C'è una bimba di soli sei anni che è rimasta senza mamma e, in un certo senso, anche senza papà. È l'altro lato della tragedia consumatasi al numero 7 di Via degli Albrici a Chiasso. Un uomo ha ucciso sua moglie, forse soffocandola. E ora, dopo avere confessato il delitto, si trova in stato di carcerazione alla Farera.
Il presunto malore – Una donna gentile, ma anche riservata. Così viene definita la 40enne srilankese uccisa lo scorso 11 settembre dal marito 44enne, a sua volta originario del Paese asiatico. Nella tarda mattinata di quel giorno l'uomo aveva dato l'allarme, aveva chiamato l'ambulanza sostenendo che la moglie era stata vittima di un arresto cardiaco. Di un malore.
Vicini stupiti – Per diversi giorni quella è stata la versione "accettata" anche dal vicinato e dai conoscenti della vittima che viveva, proprio col marito e la figlia, al primo piano della palazzina di Via degli Albrici. La coppia, a detta di molti, appariva tranquilla e senza particolari problemi.
Tensioni non captate dall'esterno – Non per gli inquirenti che hanno interrogato il 44enne. Fino alla confessione di giovedì scorso. A insospettire le autorità sarebbero state alcune anomalie rilevate dai soccorritori intervenuti il giorno del decesso, unitamente ad alcuni comportamenti contraddittori dell'uomo. Il movente sarebbe riconducibile a tensioni all'interno della coppia. Tensioni che apparentemente non erano state captate dall'esterno.
Tra le mura domestiche... – Ma come è possibile che i vicini non si siano mai accorti di nulla? Il criminologo Franco Posa spiega: «Quello che accade tra le mura domestiche è completamente diverso da quello che appare fuori. Spesso il crimine nasce in un contesto di normalità. Ed è una cosa che umanamente tendiamo a non accettare».
Un'idea da ripudiare – Ancora Posa: «In tutti noi scatta un meccanismo psicologico di autodifesa: si ripudia l'idea che il male possa presentarsi nell'appartamento accanto al nostro. Una volta che accade il dramma, si cerca di etichettare l'autore del crimine come "malato" o "mostruoso" o "diverso da noi". Non per forza è così. Quasi mai. Spesso si tratta di persone non disturbate, persone come noi appunto».
La bimba seguita da specialisti – L'arresto dell'uomo, che è accusato di assassinio subordinatamente di omicidio intenzionale, è scattato dopo la confessione. La bimba nel frattempo è seguita da servizi di sostegno specializzati. L'inchiesta è invece coordinata dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi.
«Serve un cambiamento radicale» – Sulla vicenda interviene anche Luana Riva, co fondatrice dell'associazione "Mai più sola". «Ancora una volta nessuno sembra essersi accorto di quanto stava accadendo all'interno di una coppia. I femminicidi non cesseranno mai finché non ci sarà un cambiamento radicale nel sapere cogliere i campanelli d'allarme. Le conseguenze purtroppo le pagano anche i figli di queste persone. Rischiano di avere effetti collaterali più avanti se non vengono presi a carico con estrema cura».
«Educare la capacità di osservazione» – «Vicende come questa – conclude Posa – ci devono forse insegnare a tenere le antenne alzate quando ci sono situazioni di presunta tensione. Questi eventi drammatici purtroppo fanno parte della società. Capire che anche nei contesti di normalità si può arrivare all'esplosione di un crimine è fondamentale per arrivare ad alzare il telefono e a dare l'allarme in caso di episodi sospetti. Vanno educate capacità di osservazione e sensibilità. Senza dimenticare che come esseri umani abbiamo dei limiti».