L’aula respinge l’iniziativa di Sirica (PS) sui finanziamenti ai partiti.
BELLINZONA - Di stretta misura - 44 voti a 42 - Il Gran Consiglio ha bocciato l’iniziativa (e la mozione) sulla trasparenza nei finanziamenti alla politica presentata da Fabrizio Sirica (PS).
Preventivo con le fonti delle entrate e delle uscite - La proposta prevedeva che ogni anno tutti i partiti rappresentati in Parlamento» avrebbero dovuto fornire «i propri conti specificando la fonte delle entrate». Inoltre, 60 giorni prima del voto, i candidati al Consiglio di Stato, i promotori di iniziative e referendum» avrebbero dovuto presentare «il proprio preventivo con fonte delle entrate e uscite». Giornale
Il controllo - Era previsto che un organo dello Stato avrebbe dovuto svolgere «il ruolo di verifica e controllo, in maniera da appurare la veridicità della documentazione consegnata. Gli eletti, così come i vincitori di iniziative e referendum, entro 30 giorni dopo il voto» avrebbero dovuto «consegnare il consuntivo dettagliato della campagna». Infine, qualora un candidato non avesse «rispettato questa legge prioritaria per la credibilità delle istituzioni» avrebbe dovuto «essere esautorato dal suo ruolo».
Tema tabù - «Il chiacchiericcio - ha aggiunto Sirica nel suo intervento - dimostra come questo sia un tema tabù, che si vuole evitare. Al contrario, io credo invece sia una tematica fondamentale da affrontare».
Accoglimento parziale - Il rapporto di minoranza - relatrice Daria Lepori (PS) assieme alla maggioranza del PLR e Verdi - accoglieva parzialmente l’iniziativa di Sirica, nello specifico il punto in cui si voleva introdurre l’obbligo di notificare alla cancelleria di stato il bilancio e il conto economico.
«Siamo virtuosi» - Bocciatura totale, invece, da parte del rapporto di maggioranza, firmato da Gianluca Padlina (Il Centro), insieme con Lega e UDC. Riteniamo preferibile, per ragioni di proporzionalità, praticabilità e (non da ultimo) contenimento dei costi, confermare il disciplinamento vigente che, oltre a essere sostanzialmente in linea con quello dei Cantoni che hanno sin qui regolato la materia, nel raffronto intercantonale pone ancora il Ticino nel campo dei Cantoni più virtuosi».
Il parere del Consiglio di Stato - Christian Vitta, presidente del Consiglio di Stato, ha lodato «le regole del gioco» ticinesi. «Ci dobbiamo quindi chiedere - ha aggiunto - se è davvero necessario irrigidire ulteriormente il sistema. Continuare a modificare le regole non porta benefici al rapporto col cittadino».
Come funziona ora - In Ticino, la Legge sull’esercizio dei diritti politici del 7 ottobre 1998 legifera, attraverso gli articoli 114 e 115, sul finanziamento dei gruppi politici e delle campagne elettorali cantonali. Più nello specifico, «è previsto che i partiti e i movimenti politici comunichino annualmente alla Cancelleria dello Stato l’ammontare dei finanziamenti che eccedono la somma di 10’000 franchi l'anno e l’identità dei donatori. Mentre per i candidati a elezioni, per promotori di iniziative e referendum sul piano cantonale è previsto che entro il termine di trenta giorni antecedente la data della votazione sia comunicato alla Cancelleria dello Stato l’ammontare dei finanziamenti che eccedono la somma di 5'000 franchi e l’identità dei donatori».