Dopo l'invasione dell'Ucraina, Russia "punita" su più fronti. Anche su quello artistico. La sofferenza dell'attore Igor Mamlenkov.
LUGANO - Kto Tam? Ovvero: "Chi c'è?" È lo spettacolo tragicomico che l'artista russo Igor Mamlenkov porterà in scena al Teatro Foce di Lugano i prossimi 20 e 21 dicembre. Sul palco si parlerà di resilienza, il protagonista è confrontato con la solitudine, con l'isolamento. «Concetti vissuti durante la pandemia», ammette Mamlenkov.
Il crocevia – Ma Kto Tam, opera adatta anche alle famiglie, racconta ben altro. L'artista, che abita in Ticino e che ha sposato una ticinese, ha origini russe. E ha sofferto tremendamente quanto accaduto dopo il mese di febbraio del 2022. Dopo che la Russia ha deciso di dichiarare guerra totale all'Ucraina. Da quel momento la Russia è stata "punita" su più fronti dal resto del mondo. Nello sport ad esempio. Così come nell'arte.
Un sentimento forte – «All'inizio di questa invasione – racconta Igor – mi sono sentito in colpa per quello che stava accadendo. Anche se da tanti anni non vivevo in Russia. Il sentimento di disagio è stato forte. Credo che tanti altri artisti si siano sentiti come me».
La goccia nell'Oceano – La reazione del 36enne è stata quasi immediata. «Ho cercato di fare cose buone. Quello che potevo. Raccolte fondi ad esempio. Spettacoli gratuiti per i rifugiati sia in Ticino sia a Zurigo. Era come una piccola goccia nell'Oceano. Però per me era importante farlo».
Il teatro che unisce – In parallelo Igor ha portato avanti i suoi progetti. «Il teatro fisico, specialmente quello tragicomico, ha la forza di unire. Anche Kto Tam unisce. L'ho già presentato in tanti posti in giro per il mondo. E l'effetto è stato quello. Un messaggio di unione e di pace».
Un simbolo di cultura – E poi l'attore indica il pupazzo di Čeburaška, personaggio ideato dallo scrittore sovietico Ėduard Uspenskij nel 1966. «È molto famoso in particolare in Giappone – ammette –. È un po' orsetto, un po' scimmia. Nessuno sa che animale sia veramente. Per me è un simbolo. Mi ricorda quanto la Russia abbia dato alla cultura».