Le testimonianze delle vittime e le analisi con gli esperti: i contenuti del nuovo podcast della Fondazione ASPI.
LUGANO - “Siamo mai stati bambini?”. È questo il titolo del nuovo podcast lanciato dalla Fondazione Aspi (Fondazione della Svizzera italiana per l'Aiuto, il Sostegno e la Protezione dell'Infanzia). L'obiettivo? Contribuire alla sensibilizzazione della popolazione sul tema della prevenzione del maltrattamento e degli abusi sessuali sui minori. Il nuovo prodotto audio-visivo disponibile sulle principali piattaforme online.
La realizzazione del podcast - «Sono già due anni che proponiamo dei contributi audiovisivi», ci spiega Ilaria Anastasi, responsabile della comunicazione e marketing dell’Aspi e ideatrice del progetto. «Il primo passo è stato trasferire in video i nostri approfondimenti delle newsletter. Si trattava di analisi con degli esperti su tematiche diverse».
Il format ha riscosso un successo importante, ma era ancora lontano dai social più frequentati: Facebook e Instagram su tutti. «Serviva un contenuto più diretto e breve, che parlasse la lingua dei social. Abbiamo quindi lanciato una rubrica chiamata “Open Mic”: un format adatto alle reti sociali, uno spazio “vuoto” e libero da intervistatori, con una telecamera e un microfono, dove mettere a confronto le opinioni libere e le conoscenze di giovani, con le competenze di esperti in prevenzione della violenza sui e tra i minori».
Uno strumento efficace - L’idea del podcast nasce «a seguito di queste esperienze, perché trattare temi come la prevenzione della violenza richiede un certo grado di approfondimento e il mezzo podcast lo permette».
Il podcast permette inoltre di «parlare attraverso le emozioni. Abbiamo cercato qualcuno che potesse raccontarci la propria esperienza. È la voce che smuove le coscienze». La scelta del tema per il primo capitolo è ricaduta sugli abusi sessuali. «Abbiamo pensato che fosse corretto iniziare con la prevenzione degli abusi sessuali. È da lì che, come Aspi, siamo partiti».
Per quanto riguarda invece il titolo (“Siamo mai stati bambini?”) Anastasia ci spiega la motivazione della scelta. «È il denominatore comune di tutte le persone che durante l'infanzia hanno vissuto violenze. Dal momento in cui un bambino subisce un trauma, che sia un abuso sessuale, una violenza domestica oppure bullismo, perde una parte del suo essere bambino. Gli viene sottratta la sua infanzia».
«La strada è ancora lunga» - Fatto sta che negli ultimi anni la sensibilizzazione sugli abusi è aumentata. «Oggi c’è sicuramente una maggiore attenzione da parte dei media e questo ha aiutato a ridurre lo stigma e reso possibile parlare dell'argomento liberamente», ci spiega invece Raffaella Brenni Tonella, responsabile delle formazioni per adulti dell’Aspi. Brenni Tonella ha partecipato, in qualità di esperta, alla discussione del podcast sulla testimonianza raccontata dalla vittima.
La strada è però ancora in salita. «Permangono delle barriere culturali e sociali. C'è ancora molto da fare, specialmente nell'educare le persone sugli effetti a lungo termine dell'abuso e nel garantire che i sopravvissuti ricevano il sostegno adeguato».
Prevenzione e sensibilizzazione - Su questo punto un aspetto fondamentale è il lavoro di prevenzione che Brenni Tonella svolge proprio con gli adulti. «Consiste innanzitutto nell'informare e formare coloro che hanno un ruolo chiave nella vita dei bambini. Il primo obiettivo è fare capire che il tema non deve rimanere un tabù». Il secondo? «Fornire gli strumenti per riconoscere i segnali di abuso e sapere come intervenire».
Non meno importante è la creazione di ambienti sicuri per i bambini. «Il grande antidoto contro il maltrattamento è proprio il buon trattamento. La prevenzione è fondamentale per ridurre i rischi. Il nostro obiettivo principale è quello di fare in modo che non ci siano più vittime. Ogni vittima è sempre una di troppo».
Perché è difficile testimoniare - Le prime due puntate del podcast propongono la storia di Sergio. Un racconto intimo che rivela il dolore e le violenze che ha subito durante l’infanzia. «La sua testimonianza mi ha colpito molto. È sempre difficile ascoltare il dolore di qualcuno che ha vissuto un trauma così intenso. Mi ha colpito la determinazione a non lasciare che l'abuso definisse la sua vita. Il racconto di Sergio è un potente esempio di come, nonostante il dolore, sia possibile trovare la forza per ricostruire una vita».
Una rinascita che ha sempre un punto di partenza: condividere la propria storia. «È fondamentale che le vittime di abusi sessuali rompano il silenzio. Solo così possono iniziare un percorso di guarigione. Ma è difficile farlo a causa di vari fattori».
Le ragioni? «Innanzitutto la paura di non essere creduti. In secondo luogo il senso di vergogna, la colpa e anche la confusione che molto spesso accompagnano queste esperienze. Le vittime sono state manipolate per credere che l'abuso sia colpa loro e quindi temono ripercussioni da parte dell'abusante o della comunità». Uscire dal silenzio richiede grande forza e «un ambiente sicuro che possa accogliere la loro testimonianza senza giudizio. E non è affatto scontato».