È stato un 2024 disastroso per la produzione di miele. Tra le principali cause una meteo pessima e il ritorno della varroa.
BELLINZONA - Quella appena trascorsa non è stata una buona annata per il miele svizzero. Le gelate che hanno contraddistinto la seconda metà d’aprile e un mese di maggio poco favorevole dal punto di vista meteorologico hanno infatti tarpato le ali alle api svizzere. Che hanno prodotto molto meno del solito (16 chili contro 20 di media per colonia).
Ancora peggio è andata in Ticino dove il ricavato di miele per colonia è stato di soli 11,7 chili. A pesare sul risultato finale è stato un raccolto primaverile praticamente azzerato. Ma cos'è successo esattamente? Lo abbiamo chiesto a Floriano Moro, portavoce della Federazione Ticinese di Apicoltura (FTA). «Viviamo una situazione piuttosto triste da più di due anni, ma quest'anno abbiamo veramente toccato il fondo».
Primavera bagnata - Ma cosa ha provocato un tale disastro? Per Moro i motivi sono essenzialmente tre. «Il primo aspetto è legato al clima. La primavera, il periodo più importante per l'apicoltura, è stata molto bagnata. Ha piovuto sia durante la fioritura degli alberi da frutta, sia durante quella dell'acacia. Poi ha fatto brutto tempo anche durante la fioritura del castagno tra inizio giugno e inizio luglio. Il risultato? Una produzione di miele in primavera praticamente nulla».
Prati fioriti - Un altro fattore che ha portato all'azzeramento della produzione primaverile è che i prati fioriti, da cui le api possono ricavare il nettare e quindi il nutrimento, sono sempre più rari. «Una volta i fiori di prato come ad esempio il Dente di Leone "aiutavano" la produzione primaverile. Ma la fienagione, le coltivazioni intensive e lo sfruttamento del territorio hanno di fatto cancellato molte fioriture».
Recrudescenza della varroa - Non ha aiutato la produzione nemmeno la recrudescenza del nemico numero uno delle api, ovvero la varroa destructor. «Già per conto suo questo acaro - ci spiega l'esperto - indebolisce le api. Ma quest'anno ha pure propagato alcuni virus molto gravi che hanno portato alla moria delle arnie. Molte di loro sono collassate o collasseranno entro l'inverno».
Differenze - L'apicoltura ticinese, però, è molto differenziata a causa delle caratteristiche orografiche del territorio. «Le fioriture e le apicolture di alta montagna - precisa Moro - hanno beneficiato in modo eccezionale del bel tempo durante i mesi di luglio e agosto. Per loro, quindi, è stata un'annata molto positiva, mentre per il resto del Ticino è stata disastrosa».