È uno dei tanti lati del tumore alla prostata. Un male curabile, ma che può avere risvolti psicologici sulla persona. Parola a un'esperta.
LUGANO - A poco più di 50 anni possono perdere sia la libido sia l’erezione. Può capitare agli uomini che lottano contro un tumore alla prostata. Circa 400 all’anno in Ticino, 6.000 se si considera tutta la Svizzera. Disagi che in certi casi suonano come una sentenza: stop alla sessualità. «Alcuni lo vivono male», conferma la dottoressa Ursula Vogl, oncologa presso l'Istituto Oncologico della Svizzera italiana (IOSI).
Addio testosterone – Novembre da anni è il mese in cui si fa sensibilizzazione sulla salute intima del maschio. Il tumore alla prostata è curabile, certo. E nella maggior parte dei casi non ha conseguenze mortali. Però c’è un lato intimo da non sottovalutare. «Le terapie ormonali – spiega la specialista – sopprimono il testosterone. E di conseguenza il paziente ha una perdita di libido. Allo stesso modo altri trattamenti per il tumore della prostata come la prostatectomia o la radioterapia possono determinare una perdita parziale dell’erezione».
Il lato psicologico – Vogl ha a che fare sia con pazienti che hanno un tumore localizzato, sia con casi più avanzati. «Lo stadio della malattia è determinante – ammette –. Le terapie possono durare sei mesi o essere anche più lunghe. Nella maggior parte dei casi i livelli di testosterone rientrano nella normalità dopo circa 6-7 mesi dalla sospensione della terapia ormonale. Di conseguenza dovrebbe ritornare anche il desiderio sessuale che dipende proprio dai livelli di testosterone. Chiaramente il lato psicologico è quello più duro da sopportare».
La reazione del partner – Un disagio del genere va a intaccare l’identità e la virilità della persona. «Ed è importantissimo parlare apertamente sia col paziente sia con l’eventuale partner. Quando c’è un partner di mezzo può essere complicato. Perché la vita sessuale si riduce o si azzera. L’altra persona deve essere comprensiva e non sempre è evidente».
Aumento di peso – Anche per questo la presa a carico del paziente è a 360 gradi con la collaborazione di vari specialisti. E comprende un supporto psicologico. «L’assenza di testosterone – riprende Vogl – non ha effetti solo sul desiderio sessuale o sull’erezione. Bensì anche sulla struttura corporea della persona che perde massa muscolare e allo stesso tempo aumenta di peso. Possono subentrare in un secondo tempo problemi del sonno o depressione».
Il bivio – Insomma uno scenario poco sereno. «Dipende anche dal carattere della persona. Meno dall’età. Più della metà dei nostri pazienti ha un’età superiore ai 65 anni. Ma ci sono persone di 65-70 anni, o anche 80, che hanno ancora una vita sessuale importante. Non per tutti è facile un cambiamento drastico. C’è ad esempio chi rifiuta il sostegno psicologico. Tanti, di fronte all’ansia della morte e al bivio, pensano alla guarigione e finiscono per accettare la nuova situazione».
Normalità – E a quel punto l’obiettivo è anche quello di tenersi in forma. «Lo sport aiuta molto. Sia la mente, sia il fisico. Ad esempio limita il processo di ingrassamento dovuto all’assenza di testosterone e potrebbe migliorare anche l’umore del paziente. Si cerca di proporre al paziente una vita più normale possibile, che possa gratificarlo. Anche qui le reazioni sono diverse: c’è chi è più motivato e chi meno.. C’è chi si lancia e si impegna e c’è chi fa più fatica».
L’importanza di anticipare – Il tumore alla prostata può avere origini genetiche così come legate allo stile di vita. Vogl insiste sul concetto di prevenzione. «Dopo i 50 anni è opportuno fare test regolari. Il maschio purtroppo non è abituato ad andare dall’urologo come la donna fa col ginecologo. C’è ancora una sorta di tabù che però sta lentamente cadendo. Anche perché finalmente si inizia a capire che una diagnosi precoce può davvero evitare tante sofferenze».